Figlia di Paolo Taviani, vincitore insieme al fratello Vittorio della sessantaduesima Berlinale, Giovanna Taviani respira e vive il cinema sin da bambina. Nata a Roma nel 1969 si laurea nei primi anni novanta in Storia della Letteratura e da là comincia a tracciare un percorso di studio e ricerca che verte sui rapporti che intercorrono tra letteratura e cinema. Suo è infatti il testo pubblicato nel 2007, “Lo sguardo ubiquo. Al confine tra letteratura e cinema”. Ma è con il genere cinematografico del documentario che Giovanna segue le orme del padre debuttando nel 2004 con “I nostri 30 anni: generazioni a confronto”. L’anno successivo realizza “Ritorni” riprendendo un particolare evento che accade ogni estate sul molo di Trapani e che lei stessa definisce come una sorta di “esodo al contrario”. “L’idea – spiega la regista – nasce da un articolo di giornale che lessi l’estate scorsa su la Repubblica ,che raccontava come centinaia di magrebini giunti da tutte le parti d’Italia e d’Europa, in fila sotto il sole d’agosto,s’imbarcano sulla nave diretta a Tunisi per trascorrere le vacanze con le famiglie d’origine. Sono quelli che ce l’hanno fatta e che ogni anno tornano a casa per raccontare il loro ‘sogno europeo'”. Il viaggio, nella sua accezione più ampia – inteso sia come partenza sia come ritorno, e talvolta come fuga – sembra essere una tematica cara a Giovanna Taviani. Nel 2010, infatti, realizza “Fughe e approdi. Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà”. Ambientato nella suggestiva cornice dell’arcipelago siciliano, il documentario racconta le storie di alcuni isolani costretti a fuggire a causa dei danni provocati dai fumi dei vulcani. “Un viaggio su una tartana dalla vela rossa attraverso le isole Eolie. Luoghi di espatri ed emigrazioni tra Ottocento e Novecento per raccontarne le fughe e gli approdi tra immaginario e realtà”. Ma le Eolie sono state anche terre di approdo. “Qui tornavano i novelli sposi emigrati nel mondo per conoscere le giovani mogli sposate per procura – racconta Giovanna. Vi approdavano i personaggi legati alle pieghe oscure della politica in Europa, che si nascondevano ai piedi dei vulcani per cercare un nuovo modo di vivere. E vi approdavano anche i grandi maestri del cinema che qui misero piede per accendere le loro fantasie: Roberto Rossellini con “Stromboli. Terra di Dio”, Michelangelo Antonioni nel film L’Avventura. E, poi, i fratelli Taviani e Dieterle, fino al Troisi de Il postino e al Moretti di Caro Diario”.