Paolo Pellegrin

Paolo Pellegrin è uno dei fotoreporter italiani più conosciuti a livello internazionale grazie ai suoi reportage di guerra e su tematiche sociali che l’hanno portato ad ottenere numerosi riconoscimenti in quasi vent’anni d’attività. Vincitore di nove World Press Photo e diversi Photographers of the Year Awards, ha anche ricevuto una Leica Medal of Excellence, un Olivier Rebbot Award, l’Hansel-Mieth Preis e il Robert Capa Gold Medal Award.

Figlio di architetti, Paolo nasce a Roma nel 1964. Crescendo decide inizialmente di seguire le orme di famiglia e si iscrive alla Facoltà di Architettura. Dopo tre anni emerge, però, il suo interesse per la fotografia e il reportage in particolare. Decide, così, di cambiare percorso. Studia all’Istituto Italiano di Fotografia di Roma e
in quegli anni incontra il fotografo Enzo Ragazzini, che diventa il suo mentore. “Quando ho iniziato a interessarmi di fotografia per me è stato abbastanza chiaro che a catturarmi fosse soprattutto il racconto dell’uomo, in chiave antropologica e umanistica.
Ho sempre pensato alla fotografia come a uno strumento per testimoniare, per raccontare storie, per investigare. Il problema non è fare buone foto, ma fare fotografie che riescano in una serie di cose simultaneamente: a documentare, a trasmettere informazioni, a toccare corde emotive“. Dopo dieci anni all’Agence Vu, entra a far parte di Magnum Photos, lavora a contratto per “Newsweek” e nel 2006 gli viene riconosciuto il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography. Così Paolo, da oltre vent’anni, si dedica alla fotografia di reportage, un lavoro che lo porta in giro per il mondo.
Nel mio lavoro penso di fornire domande e dubbi. Questa è la forma attiva e dinamica della fotografia che si trasforma e muta in chi la guarda e che quindi viene completata dallo sguardo dello spettatore. Una fotografia che dà la possibilità di mettere in circolo un sistema di impulsi, di anticorpi, senza pretesa di migliorare il mondo, ma, semmai, di aprire una conversazione con il mondo“.

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