“When in Rome” presenta il volto contemporaneo della capitale attraverso i lavori di 24 artisti tra giovanissimi e nomi più noti e conosciuti nel campo dell’arte. Sono Elisabetta Benassi, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Stanislao di Giugno, Ra di Martino, Francesco Lo Savio, Luigi Ontani, Nicola Pecoraro, Alessandro Piangiamore, Cesare Pietroiusti, Giuseppe Pietroniro, Emilio Prini, Pietro Ruffo e altri ancora.
Alcuni tra i principali volti dell’arte contemporanea del territorio romano e dell’urbe, dopo essere stati ospiti per un mese della collettiva a Los Angeles, grazie all’iniziativa della Depart Foundation e il supporto della Provincia di Roma, sono finalmente sbarcati a Roma.
La mostra sarà inaugurata il prossimo 27 maggio 2012 presso gli spazi del Macro Testaccio e vedrà la partecipazione del fondatore Pierpaolo Barzan , con il coordinamento di Damiana Leoni e dei curatori della mostra, Valerio Mannucci e Luca Lo Pinto. Proprio a quest’ultimo abbiamo chiesto qualche informazione in più sulla mostra.
Da cosa nasce il titolo “When In Rome”?
Il titolo nasce dall’appropriazione del proverbio inglese “when in rome, do as the romans do”, una formula per evidenziare la necessità di adattarsi alle usanze locali quando ci si trova in un contesto geografico e culturale diverso dal proprio. Esattamente la situazione in cui ci troviamo noi con questa mostra.
Perché è stata scelta Los Angeles per realizzare la collettiva?
Los Angeles in questo momento è una delle città più interessanti e energiche per l’arte contemporanea. Inoltre credo che abbia molte assonanze con Roma. Come direbbe il Victor di “Rules of Attraction” di Breat Easton Ellis: Rome, which is big and hot and dirty. It was just like L.A., but with ruins.
Giovani artisti affiancati ad artisti come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Francesco Lo Savio, Fabio Mauri, Luigi Ontani, Emilio Prini. Cosa indica questo connubio?
La scelta di affiancare questi artisti a quelli di una giovane generazione è per creare più livelli di lettura per l’intera mostra e, allo stesso tempo, per far conoscere in America il lavoro di grandi artisti ancora sottovalutati come Prini, Mauri e Lo Savio.
Quali sono state le modalità seguite nella scelta degli artisti?
Più che degli artisti ho scelto delle opere perché credo siano loro i protagonisti delle mostre. “When in Rome” è pensata come un’opera teatrale dove le opere sono come personaggi che recitano la loro parte in un palco immaginario che è lo stage con cui è stato pensato l’allestimento.
Con “When In Rome” qual è il tratto essenziale che si vuole mostrare della realtà romana?
Non credo possano esistere dei tratti essenziali o specificità a livello geografico o sociale. Anzi la mostra vuole proprio evidenziare e esplicitare le dissonanze e le singole individualità piuttosto che creare una cappello dove rinchiudere i vari lavori.
Pittura, installazione, arte concettuale ed ancora cultura pop, performance, cinema e musica. Come è strutturata l’exihibition?
La mostra è strutturata su tre livelli: una parte espositiva presso l’IIC, un progetto speciale all’Hammer Museum ovvero la performance di Luigi Ontani e una collaborazione site-specific con LA><ART in occasione della quale uno degli artisti in mostra, Ra di Martino, ha realizzato un’opera site specific per un enorme billboard.