Scienze sociali e design sono le due componenti della miscela magica usata da Paolo D’Arrigo nel suo studio di design a Sacrofano, in provincia di Roma. È proprio il suo background culturale, legato agli studi in sociologia, unito all’abilità del designer che ha dato vita allo studio D’Arrigo Design. Alla base del suo metodo c’è proprio il passaggio dall’analisi dell’uomo nella società all’analisi del rapporto tra uomo e oggetto. D’Arrigo si avvicina al design in maniera naturale, maturando un percorso di crescita professionale in cui ricordo, comprensione e percezione contribuiscono a dare forma al pensiero progettuale. Particolare attenzione è posta nella scelta dei materiali, con cui instaura un continuo dialogo, confrontandosi con la natura semantica dei corpi. Nel suo lavoro non osserva la realtà, ma la ascolta per scoprirne il significato, per interpretarla e
per tradurla in progetto. “Gli studi di sociologia mi hanno concesso di vedere le ‘faccende umane’ e di analizzare il rapporto fra uomo e oggetto, fra uomo e ambiente costruito.
Ho sempre lavorato nel campo dell’interpretazione: degli uomini e degli oggetti”. Sono queste le parole con cui Paolo D’Arrigo si presenta. Designer, progettista e direttore artistico di Caos s.r.l., Ceramica Cielo e Sabbiafusa, aziende che trattano lussuosi oggetti di arredo per bagni, vede il suo lavoro come un’occasione per indagare la realtà e, di conseguenza, reinterpretarla. “Ogni mio progetto nasce dall’osservazione dell’interazione uomo/oggetto sotto molti punti di vista, da quello funzionale a quello semantico. L’ispirazione può nascere dagli stimoli più disparati, anche se ho una predilezione per le cose della natura e per la natura dei materiali”. La funzione innovativa porta non a creare necessariamente un oggetto bello, ma piuttosto giusto. In questo ‘giusto’ deve essere compresa anche una valenza estetica. Solo così l’innovazione porta a una nuova coerenza
tra forma e funzione. “Alla base dei mie progetti c’è sempre uno stimolo concettuale, un seme da crescere, un percorso da seguire, simile nel metodo ma diverso nei termini”. L’attenzione è la stessa sia che si tratti di una soluzione per un dettaglio formale, sia che si
tratti di una sperimentazione per un archetipo funzionale, un modus operandi che non vincola la forma dell’oggetto al tratto riconoscibile di D’Arrigo. Di sé stesso, infatti, dice: “amo definirmi un progettista, non un disegnatore”.
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