“Tutto quello che una start up non può ignorare” è il titolo del secondo appuntamento del ciclo di incontri organizzati nella sede di Porta Futuro da InnovAction Lab e la Provincia di Roma. Giovedì 27 ottobre alle ore 17.30 nello spazio in via Galvani (davanti al MACRO Testaccio) il tema sarà affrontato in un incontro con Stefano Bernardi. Instancabile innovatore, autentico spirito hacker, nonché vivace animatore della scena start up nostrana e internazionale, Bernardi a soli 24 anni si è appena trasferito a San Francisco per lavorare in una start up VC-funded ed è il fondatore di Italian Startup Scene, il gruppo Facebook che riunisce più di mille rappresentanti dell’ecosistema start up italiano. Si tratta di una community eterogenea, fatta di imprenditori, investitori, sviluppatori, designer, giornalisti, docenti, studenti me anche semplici curiosi, tutti impegnati in un incessante dibattito che ogni giorno genera conoscenza, cultura di settore e soprattutto opportunità di crescita. Una realtà che, in breve tempo, è diventata un punto di riferimento e un esempio della vitalità e la voglia di emergere della scena start up italiana. Bernardi ha lavorato nel Venture Capital in Italia presso dPixel ed ha promosso iniziative quali HackItaly, UpStart Roma e theStartup.eu. È stato definito un occasionale business angel ed advisor (Coderloop, Iubenda, GoWar) e, inoltre, scrive per TechCrunch Europe oltre ad aver recentemente passato due settimane da 500Startups come “shadow” di Dave McClure. Così gli abbiamo chiesto quale è stato il suo percorso:
Sei giovanissimo, ma hai già raggiunto un livello di esperienza professionale che ti permette di dare utili consigli per chi vuole avviare un’attività. Come è nato e si è sviluppato il tuo percorso?
Entrato all’università ho visto lo stato di apatia generale ed ho deciso di creare Roma3.net, forum universitario che raccoglie ad oggi poco meno di 20.000 iscritti dove gli studenti si scambiano informazioni, consigli ed appunti. Dopo quell’esperienza ho iniziato a prendere confidenza con la rete e l’imprenditoria online creando dei siti che offrivano grafiche e script per i profili MySpace. Dopo poco tempo avevo un guadagno mensile più alto dei miei professori. Mi sono poi concentrato sugli studi ed ho lanciato nel 2009 dopo vari altri esperimenti theStartup.eu, un blog che mi ha cambiato la vita introducendomi negli ambienti giusti. Dopo essermi laureato, ho avuto l’imbarazzo della scelta sul dove andare a lavorare, ed ho scelto dPixel, piccola società di venture capital dove ho potuto lavorare con imprenditori ed investitori e capire come funzionano e si sviluppano i diversi cicli di un’impresa innovativa. In questo periodo ho fatto investimenti personali, fatto partire iniziative come HackItaly, aiutato startup come Coderloop, Iubenda e Gowar, e programmato per un paio di progetti personali.
Da cosa nasce Italian Startup Scene e quali erano le tue aspettative quando l’hai creata?
Inizialmente volevo solamente testare il nuovo prodotto rilasciato da Facebook, Groups. Un prodotto fantastico senza il quale Italian Startup Scene non sarebbe mai nato. Ho invitato i contatti che avevo ed il gruppo è cresciuto rapidamente, facendomi capire che c’era voglia di aggregazione e condivisione nel mondo delle startup. Ora siamo a più di 3000 iscritti e diventa abbastanza difficile da moderare. Le discussioni variano da segnalazioni di articoli e risorse interessanti su startup, venture capital, programmazione a offerte di lavoro e richiesta di feedback per il proprio progetto.
Quali sono secondo te le reali difficoltà che le startup incontrano nel contesto italiano?
Per fare una lista direi:
– impossibile avere un veicolo societario flessibile e che permetta le stock options
– impossibile licenziare e quindi troppo rischioso assumere
– difficile trovare early adopters per il proprio progetto
– difficile trovare investitori ed advisor di peso che possano dare una marcia in più alla startup
– difficile trovare talento che non sia formato solo teoricamente e che abbia voglia di lavorare in una startup ad altro rischio
– difficile formare partnerships se non si hanno i “giri” giusti
– difficile vendere o quotare la propria società
La mancanza di startup di vero successo alla Google inoltre. porta ad una mancanza di competenze che rende quasi impossibile competere con i “professionisti delle startup” in Silicon Valley. La burocrazia italiana poi non aiuta di certo.
Cos’è che una startup non può ignorare?
L’input dei propri utenti, l’ambiente che la circonda e la motivazione principale che ha portato alla fondazione della startup.
È possibile realizzare una “Silicon Valley” anche in Italia? E se sì, quale potrebbe essere il territorio più adatto ad ospitare un laboratorio di imprese – incubatori? Non credo sia possibile. La Silicon Valley ha un misto di talento, voglia di cambiare il mondo, università, società tecnologiche, ricchi e nerds che è praticamente impossibile replicare da altre parti nel mondo. Se dovessi scegliere una città dove far partire una startup in Italia, per ora Milano la spunta abbastanza facilmente sulle altre. La maggior parte degli investitori, piccole sedi di società straniere e società di software si trovano lì. Torino, Bologna e Roma seguono a breve distanza ma hanno ancora molto su cui lavorare.
InnovAction Lab, è un laboratorio nato all’interno dell’Università Roma Tre, che insieme alla Provincia di Roma promuove una serie di attività sul tema dell’innovazione. InnovAction Talks, ultima iniziativa, consiste in una serie di incontri in cui ospiti italiani e stranieri raccontano le loro esperienze professionali ed offrono consigli a chi vuole darsi da fare sul mercato. Ogni incontro prevede anche una sessione di networking con snack e bevande offerte da partner e sponsor.
Per maggiori informazioni e prenotazioni:
http://innlabtalks.eventbrite.com/