STATO D’ITALIA, fotografie di Emiliano Mancuso

Stato d’Italia è un viaggio lungo tre anni attraverso il Paese, quello dei nostri giorni, alla ricerca di storie, cronache e volti della crisi economica e sociale che stiamo vivendo: dagli sbarchi di Lampedusa alla vita nei palazzi della politica romana, passando per Rosarno e la rivolta dei braccianti africani, fino ai ragazzi di Taranto che vogliono rimanere lontani dai fumi delle acciaierie Ilva. Le fotografie di Emiliano Mancuso ripercorrono alcuni dei più importanti fatti di cronaca della recente storia italiana.

Inaugura l’8 novembre presso Officine fotografiche, la mostra Stato D’Italia fotografie di Emiliano Mancuso. La mostra, a cura di Renata Ferri, resterà aperta fino al 9 dicembre.

L’inaugurazione sarà accompagnata dagli interventi di Renata Ferri, photo editor, Emiliano Mancuso, fotografo, Laura Eduati, Andrea Milluzzi e Angela Mauro, autori dei testi di Stato d’Italia, Claudio Corrivetti, editore Postcart, Matteo Orfini, responsabile nazionale Cultura e Informazione del Partito Democratico.

« C’è un tempo perfetto per la fotografia documentaria, è quello del cambiamento: tensioni, stati di crisi, guerre, rivolte, migrazioni, diaspore, emergenze ambientali e umanitarie. Per i fotografi il mondo è sempre a portata di mano, non ci sono confini e ostacoli al desiderio di andare a vedere; solo la censura e la violenza, figlie dei regimi totalitari creati dagli uomini, possono impedire loro il movimento della curiosità.

A volte però non è necessario andare lontano, Emiliano Mancuso si è fermato qui, nel suo Paese, per guardare e cercare di capire. E la fotografia può aiutare, lui ne è consapevole. Strumento narrativo efficace, sa come farlo: immediata, personale, coinvolta e partecipe. Pone domande, induce al dubbio. Registra i cambiamenti. Punta al cuore, lo sappiamo. Il bianco e nero, della più alta tradizione documentaria, rafforza la visione delle difficoltà di questo tempo. Il fotografo filtra e sceglie, così come fanno gli autori dei testi. Il risultato è un lavoro corale, svolto come un compito necessario, guardando la realtà e scegliendone dei frammenti e selezionando storie.

Un viaggio lungo tre anni attraverso l’Italia.

Paesaggi struggenti e violati aprono alla visione del territorio, alternano storie di uomini e di donne e della loro vulnerabilità. Queste immagini scorrono con un movimento circolare nel tempo presente, dense di citazioni e di riferimenti alla fotografia neorealista italiana.

C’è davvero un Paese che va a due velocità: un’Italia antica con facce di ieri e problemi irrisolti e una che guarda altrove e cerca di assomigliare a chi non è. Le storie dei senzacasa, dei disoccupati, degli immigrati sono frutto di quell’ “occhio testimone” che la fotografia sa conservare così bene e che così romanticamente ci congiunge con la storia passata, recente o remota che sia: di questa, ora più che mai, abbiamo bisogno.

Questo libro è un tentativo di comprendere chi siamo stati, ma soprattutto chi saremo. Perché siamo in trasformazione: ricominciamo a dire o a urlare ciò che non ci va più bene, sovvertendo previsioni e ordini.

In questa mostra sono più che mai evidenti i contrasti in cui si consuma il nostro paese. Commuovono le piccole storie, sconcertano i luoghi, i volti e le notizie; l’autore segue un filo invisibile e soggettivo, noi sappiamo che tutto è qui e ora.

Le immagini parlano con urgenza e passione, non dobbiamo aggiungere altro ».

Renata Ferri

Stato d’Italia è anche un libro edito da Postcart, con la prefazione di Lucia Annunziata, a cura di Renata Ferri e testi di Laura Eduati, Andrea Milluzzi, Angela Mauro e Davide Varì.

www.officinefotografiche.org

OLTRE L’OCEANO

La mostra di Salvatore Mauro fino al 6 novembre nello spazio dello Yeti, al Pigneto

Il 2 novembre lo spazio Yeti, al Pigneto in via Perugia 4, inaugura la mostra “Oltre Oceano” di Salvatore Mauro. Un’installazione-tecnica, digitale-stampa su carta acquarello e satinata digitale. L’esposizione raccoglie le foto scattate a Nizza, che rappresentano una parte di un percorso più ampio fatto di immagini che fanno intravedere la speranza di un viaggio, l’approdo a una spiaggia, la vita in una terra promessa. L’opera è composta da due foto e un’installazione di un light box posto sul pavimento dove l’elemento fotografico viene visto dall’alto verso il basso e saranno in mostra fino al 6 novembre.

BOSSOLO

Dal 3 al 6 novembre in scena al Teatro Planet lo spettacolo che racconta la “sottocultura” della malavita, la vita di un boss solo

Bossolo (Boss + solo) è il protagonista della drammaturgia di Antonio Palumbo che racconta il retroterra culturale legato allo sviluppo della malavita, associata alla condizione esistenziale ed etica di un uomo. Uno spettacolo in vernacolo barese che, selezionato nella rassegna romana “Schegge d’autore” il premio per Corti Teatrali e raccolto diversi riconoscimenti, dal 2004 è stato riproposto in diverse città italiane. L’autore, ormai romano d’adozione, ha ambientato la scena nella città di Bari.

“Una domenica di estate del 1964. Una donna è intenta a mescolare il ragù nella cucina di casa sua e tenta di svegliare il figlio ancora a letto nella propria stanza. Una vecchia radio trasmette musica. Trent’anni dopo, quel ragazzino restio a destarsi, diventerà un potente uomo di malavita. Lo ritroviamo , con un salto temporale sottolineato dallo scandire di una macchina da scrivere di un commissariato in cui il brigadiere […] L’ epilogo dell’esistenza di un boss di mezz’età, una storia che racconta il terreno dove attecchiscono le radici di una malavita a suo modo romantica in forte contrasto con quella odierna. Con un intenso colpo di scena finale.

Com’è nata l’idea di questo lavoro?
Nascere al sud, ho sempre pensato, ti mette in vantaggio rispetto al resto del mondo. all’esperienza diretta di venticinque anni vissuti in uno dei quartieri più popolari di Bari è nata la voglia di analizzare e comunicare il mio punto di vista riguardo l’essenza della filosofia “mafiosa”, che non è soltanto una cultura radicata in Sicilia, ma ben diffusa in tutta l’Italia Meridionale. Non voglio parlare dell’aspetto più conosciuto del fuorilegge, ma piuttosto del normale atteggiamento verso la vita, del codice di sopravvivenza che una gran parte dei meridionali, sviluppa gradualmente e fa proprio durante la vita. È sicuramente la risultante di varie cause, ma essere tutti i giorni a contatto di una terra da sempre abbandonata dalle stanze della politica a se stessa e, rivalutata solamente durante le campagne elettorali come fonte inesauribile di pesca, ti porta a capire tutto l’underground di una cultura che resiste al tempo.

Quanto tempo di gestazione ha avuto?
Consapevole 15 giorni, ma è maturata nel subconscio per almeno 30 anni!

Ti sei ispirato ad altre opere teatrali e non?
C’è sicuramente l’influenza del Riccardo III, Scarface e le commedie di EduardoDe Filippo.

Quali valori vuoi trasmettere?
Io mi accontenterei di trasmettere le emozioni che sento quando incontro una storia, un personaggio. E di raccontare al meglio i tempi in cui vivo.

Per presentare questo lavoro, nel 2004, sei partito da Roma: cosa significa oggi tornare con questo spettacolo nella capitale?
Significa ribadire e voler affermare le mie origini fuori dai confini regionali, vuol dire voglia di raccontare una cultura diversa e soprattutto che nonostante io sia da 13 anni cittadino romano le mie radici sono lunghe e ben salde e portano al terreno calcareo della città di San Nicola. Oggi a Bari e in Puglia fare cinema e teatro sta diventando una consuetudine professionale. Tredici anni fa per uno come me che non aveva nessuna tradizione familiare artistica alle spalle era una bestemmia. Son venuto a Roma per poter assomigliare più possibile a quello che ero.

Quale sarà il tuo prossimo progetto?
In campo teatrale sto progettando uno spettacolo in cui metto in scena una drammaturgia su due livelli: sul palco e sopra il palco tramite le performance di alcune discipline circensi. Sono nella fase di brain storming. Può darsi che cambio idea dopodomani e mi metto a vendere i panini allo stadio.

Roma, Bari e Milano. Che differenze hai notato?
A Bari gioco in casa e mi permetto di far parlare i personaggi nel dialetto stretto locale permettendomi come un jazzista delle svisate di puro divertissement sul testo, a Roma e Milano, come del resto in tutta Italia, sono costretto a “italianizzare” con cadenza barese il tutto. Non ti nego che alla fine degli spettacoli arrivano sempre un tot di spettatori a confessarmi le loro origini baresi e a raccontarmi aneddoti di nonni e zii. Soprattutto a Milano, dove i baresi hanno colonizzato la città negli anni ‘60.

Antonio Palumbo(III) nasce a Bari nel 1973. Frequenta il laboratorio teatrale del Kismet O.Per.A. diretto da Robert McNeer, nel 1997. L’anno seguente si trasferisce a Roma, dove attualmente vive e lavora. Al cinema esordisce come attore nel 2000 con Paolo Virzì e nel corso di questi anni lavora, tra gli altri, con Nico Cirasola, Martin Scorsese, Alessandro Piva e Francesco Gasperoni. Nel 2004 vince il premio miglior regia, miglior spettacolo, miglior autore del festival italiano dei corti teatrali con “Bossolo” da lui scritto e diretto e interpretato da Totò Onnis (Premio Miglior Interprete).

Gosth writer per la televisione e autore di racconti di narrativa, è anche autore e regista di spot radiofonici. Attualmente è impegnato nelle riprese del suo documentario “Nicola, cozze, kebab & coca cola” ispirato alla figura di Nicola di Myra e al mito di Santa Claus. Pro.Vola è il brand da lui creato per la produzione teatrale.

www.vimeo.com/antoniopalumbo
www.myspace.com/antoniopalumbo

TEMPORANEO

Il talk organizzato da IMF Foundation e NOMAS Foundation, sabato 29 ottobre dalle 16.00 alle 17.00 presso il MAXXI B.A.S.E.

Nello spazio del Museo MAXXI, in Via Guido Reni 4a, si svolge la seconda edizione di Temporaneo una rassegna di arte contemporanea, che crea interruzioni nel tessuto urbano attraverso opere di giovani artisti internazionali esposte in importanti luoghi pubblici della capitale in cui sono stati effettuati recuperi industriali o nuove stratificazioni architettoniche.

“Si concentra sul rapporto tra arte e spazio pubblico, analizzando il ruolo delle istituzioni, della committenza e la responsabilità che l’arte può assumersi nel proporre una fruizione e un ascolto alternativo del tessuto urbano”. Tutto questo è TEMPORANEO il talk che si svolge dalle 16.00 alle 17.00 del 29 ottobre. Introducono e moderano: Elisabetta Pisu (curatrice del progetto Temporaneo per la IMF Foundation), Cecilia Canziani e Ilaria Gianni (direttrici artistiche Nomas Foundation). Partecipano: Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura e la curatrice, Maria Alicata.

Gli interventi spostano l’attenzione dalla Roma storica, monumentale, a una città che ha la forza di cambiare e modificarsi. Gli artisti che partecipano sono: Giorgio Andreotta Calò, Roma (2011) – Ponte della Musica; Flavio Favelli, Supervietato (2011) – Università degli Studi di Roma La Sapienza – Ex Vetreria Sciarra; Claire Fontaine, Siamo con voi nella notte (2011) – Teatro India; Petrit Halilaj, They are Lucky to be Bourgeois Hens II (2009) – Auditorium Parco della Musica; Hans Schabus, Appostamento (2011) Università degli Studi Roma Tre – Piazzale del Rettorato.
www.temporaneoart.org
www.fondazionemaxxi.it

MATTEO DI CASTRO LIBRERIA S.T.

Una libreria-galleria di fotografie presenta il libro di Annarita Curcio LE ICONE DI IROSHIMA Fotograie, storia e memoria (Postcart, 2011), 31 ottobre ore 18.30

Matteo Di Castro, romano classe 1966, dopo la laurea in Estetica ha lavorato in ambito televisivo come story-editor, buyer e autore. Per Rai Sat, in particolare, ha realizzato due programmi dedicati ai cortometraggi e all’animazione: Tuffi e Blinkity Blank. Nel 2007 apre nel cuore di Borgo Pio a Roma s.t. foto libreria galleria, con Benedetta Cestelli Guidi e Leonardo Palmieri. Nella sua attività Matteo si dedica in particolar modo alle collezioni del Novecento italiano, alla cura di numerosi progetti espositivi di found photography e alla presentazione di fotografi e artisti contemporanei, fra cui Elisa Abela, Letizia Battaglia e Franco Mapelli. Il nome “s.t.” è un omaggio alla sigla delle opere senza titolo e riflette la scelta di valorizzare le più diverse creazioni riconducibili al medium fotografico. “Collaboravo da un paio d’anni con un’altra galleria, quando nel 2007 ho conosciuto Leonardo Palmieri che stava per aprire una libreria specializzata in fotografia insieme a Benedetta Cestelli Guidi, casualmente una mia ex compagna di scuola. Poco prima dell’apertura abbiamo comprato da un rigattiere un ricco archivio fotografico, dal quale è poi nata la prima mostra: Made in Italy Before Reality. Fotografie ritrovate del Belpaese. Nel corso del 2011 il progetto di s.t. si sta avviando a un parziale cambio di gestione: a Leonardo è subentrato Marco Ledda, altro amico di vecchia data, che gestirà l’attività del caffè-bistot, a partire dall’esperienza già positivamente avviata di Settembrini, in Prati”. La s.t., che collaborerebbe volentieri con realtà quali il MACRO e il Museo di Roma in Trastevere, presta grande attenzione nel mantenere un’offerta letteraria ed espositiva variabile e sperimentale, anche grazie alla presenza di pezzi rari e alla produzione di edizioni fotografiche digitali. “In questi anni ci siamo sempre mossi in assoluta libertà. Abbiamo presentato autori giovani ma anche valorizzato le immagini del passato, proponendo in una veste inedita foto vintage di differenti stili. La mia ricerca personale si è orientata soprattutto sulla fotografia del Novecento di matrice extra-artistica. Da una parte mi interessa riscoprire, studiare e promuovere, in particolare, il reportage italiano dagli anni Cinquanta ai Settanta; dall’altra lavoro con continuità sulle foto trovate, sulle immagini anonime, sugli archivi familiari e aziendali”.
www.stsenzatitolo.it

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