ANGELO CRICCHI

partecipa alla collettiva “La verità è nuda” alla One Piece Art, dal 24 febbraio

Lo studio Lost & found, fondato nel 1997 da Angelo Cricchi, fotografo romano, insieme a Susanna Ferrante, è stato pensato per offrire una molteplicità di servizi nel campo dell’immagine e delle arti visive. Collabora, infatti, con riviste del settore fotografico, scuole di fotografia nonché con diversi artisti che utilizzano lo spazio espositivo al suo interno.

L’obiettivo è quello di portare a Roma, in collaborazione con gallerie italiane ed estere, una serie di artisti che utilizzano, come forma espressiva, la fotografia e il video. Grazie al sodalizio con Silvia Morani lo studio ha realizzato anche video, tra i quali “I Limit” (50esima Biennale d’Arte di Venezia) e la rassegna “Atelier”, sei piccoli film realizzati con sei artisti, (Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella, Tirelli) e “Mano d’opera” in collaborazione con Antonio Marras, Angelo Cricchi ha sperimentato la vastità del panorama creativo. “Ho attraversato il globo in lungo e largo per verificare i confini dell’impero mediatico; ho bussato a porte sconosciute in quartieri oscuri dove mi hanno aperto persone dai nomi indecifrabili e dalla sessualità incerta; ho lavorato sotto diluvi biblici sconfessando tempeste di sabbia e insolazioni desertiche. Alla fine, a bordo di piccoli piper investiti da turbolenze oppure a dorso di quadrupedi e bipedi informi sono sempre tornato a casa. E mi sono preparato una carbonara. Roma ci sopravviverà. Col suo cielo brillante e i suoi sotterranei brulicanti di opere d’arte, giganteggia e non lascia scampo”.

Così Cricchi ha cercato di portare “un po’ di mondo” nel suo studio, senza rinunciare a cambiare le cose nella sua città natale. Ha portato a Roma direttori di giornali, modelle famose, stilisti e fashion editor internazionali. Ha utilizzato nelle foto gli scenari di Pasolini e di Piranesi, di Caravaggio e di Visconti. Inoltre insegna da quindici anni a studenti e apprendisti fotografi principalmente presso l’Istituto Superiore di Fotografia, lo IED e l’Università La Sapienza: “cerco di spingerli a mantenere lo sguardo di partenza, per non omologarsi”.

Lo studio che ha aperto di recente in uno stabile industriale di periferia e che è popolato di artisti, stilisti e scenografi, una ‘factory’ che ha rivitalizzato una zona di Roma (Portonaccio) molto interessante, dove si rivela quell’emergenza creativa che caratterizza anche altri quartieri della capitale.
www.lostandfoundstudio.it

P. CAMPANILE, R. DE NIGRIS E F. VICARI – 09 PRODUZIONI

Trent’anni di esperienza di set cinematografici per realizzare prodotti che promuovono il territorio

Paola Campanile, Roberto De Nigris e Fabrizio Vicari hanno concretizzato l’esigenza individuale di mettere a frutto sul piano imprenditoriale l’esperienza maturata in trent’anni di set cinematografici. La loro creazione, la 09 produzioni, è una società di produzione e di servizi audiovisivi rivolta ad aziende, istituzioni, associazioni ed enti pubblici e privati. I tre fondatori decidono nel 2009 di associarsi, in occasione della partecipazione al Bando del Comune di Roma “Incubatore d’impresa Start” vinto a settembre dello stesso anno e riservato a imprese high-tech attive nella produzione multimediale. L’anno successivo vincono il bando della Provincia di Roma per l’accesso al “Fondo per la Creatività”.

Campanile, De Nigris e Vicari si avvalgono, durante il loro lavoro, di consolidate esperienze professionali maturate in ambiente cinematografico. Ognuno con le proprie competenze, insieme danno vita a produzioni che si distinguono soprattutto per il gusto cinematografico e per la qualità delle immagini applicate a qualsiasi tipo di prodotto, dallo spot promozionale al lungometraggio. Il risultato è un potenziamento dell’efficacia visiva e comunicativa dell’opera. “Mantenere alta la qualità dei nostri film è il nostro obiettivo primario – spiegano. Grazie alla conoscenza del lavoro di ogni reparto creativo (regia, produzione, fotografia, scenografia, costumi etc) siamo in grado di ottimizzare le risorse a disposizione.”

Ma l’attenzione che rivolgono ai loro prodotti strizza l’occhio anche alla tecnologia, soprattutto alle risorse che la rete può offrire: “lo sviluppo delle tecnologie digitali e la globalizzazione delle reti di comunicazione ci impone di cogliere le opportunità offerte da questo panorama in mutazione. Indirizzando la nostra azione su molteplici piattaforme, vogliamo creare prodotti vendibili sul mercato il cui valore sta nella loro valenza culturale e intellettuale”. L’nteresse condiviso dai tre soci è la collaborazione con la Provincia di Roma, con l’intento di stabilire una comunicazione attiva e diretta con i Comuni “in modo da proporre film efficaci sulla promozione del territorio e sulla valorizzazione della cultura e delle tradizioni. L’intelligente divulgazione, anche internazionale, dei contenuti trasformerà le nostre realtà locali in attrattori turistici e in fonti di crescita economica”.

www.09produzioni.it

FABRIZIO FERRARI RIFF

Il 15 Febbraio presenta la prima serata dell�XI Edizione del Rome Independent Film Festival all�Akab

�Il Riff – Roma Independent Film Festival nasce dalla passione per il cinema e dalla ferma volont� di sostenere, promuovere e far emergere quel mondo di immagini che risulta sempre pi� difficile vedere proiettato nelle sale cinematografiche. Il vero protagonista del Festival � proprio il cinema indipendente, italiano e straniero�.

 

Fabrizio Ferrari, direttore artistico del Riff, � attivo dal 1998 nel campo del cinema e degli eventi culturali; dopo aver collaborato con David Stephenson, Darren Brisker e Albert deQuay, direttore del Santa Monica Film Festival, nel 2001 fonda l�Associazione Culturale Roma Independent Film Festival, con lo scopo di creare occasioni di incontro e di visibilit� per i cineasti indipendenti di tutto il mondo e per filmografie altrimenti escluse dai circuiti pi� commerciali. �Il Festival � una piattaforma di lancio per giovani artisti, registi e autori e, allo tempo stesso, una finestra per il pubblico aperta sul mondo. Cerchiamo di proporre prodotti sempre nuovi, presentando pellicole provenienti da ogni Paese e molto spesso in anteprima mondiale o europea. Inoltre, promuoviamo una serie di manifestazioni cinematografiche periodiche e incontri pubblici specifici e tematici. Il nostro scopo � quello di dare spazio ai nuovi autori, sostenere concretamente i giovani sceneggiatori nella realizzazione dei loro progetti e creare una community tra registi, produttori e distributori indipendenti�.

Il programma del Riff prevede non solo proiezioni ma anche seminari, mostre e incontri con registi, autori ed esperti del settore rendendo il Festival un luogo d�incontro e di scambio di esperienze. In questi anni, l�impegno nella distribuzione e nella promozione delle opere in concorso al Riff ha creato una rete di oltre quindici partnership con Festival internazionali, trovando appoggio e sostegno anche da parte istituzionale nel Ministero degli Affari Esteri, negli Istituti italiani di cultura e nelle Ambasciate di molti paesi stranieri. �Nell�ultima edizione (la nona) abbiamo dato particolare rilievo alle tematiche legate all�ambiente, al lavoro e alle questioni sociali e internazionali, con uno sguardo alle opere provenienti dall�Est Europa dove sta nascendo un nuovo cinema indipendente. In calendario abbiamo avuto pi� di 150 opere tra lungometraggi, documentari, cortometraggi e film di animazione.
La giuria che valuta i lavori � composta sia da rappresentanti delle istituzioni sia da addetti ai lavori che rappresentano un elemento fondamentale per rendere fruibili al pubblico opere e talenti altrimenti costretti in un circuito pi� ristretto�.

Il Riff non � solo un Festival di cinema indipendente ma un laboratorio creativo e uno spazio di dibattito aperto a tutti coloro che amano il cinema in ogni sua forma. �Il nostro intento � quello di avvicinare il pubblico della capitale alla forma di comunicazione cinematografica e al suo impatto critico e formativo. � opportuno dare spazio e voce a tutti. Solo eliminando ogni tipo di emarginazione artistica la Roma del futuro potr� migliorare�.
www.riff.it

GOLDIECHIARI

Fino a maggio in mostra a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, per promuovere l’arte contemporanea insieme ai 9 artisti di Roma Creativa

Non molto tempo fa Alessandra Mammì su L’Espresso, le collocava nella generazione di artisti che stanno ‘rileggendo’ la storia recente, così piena di omissioni e di vuoti di memoria. E proprio sul vissuto collettivo maldestramente rimosso si è concentrata l’attenzione di Sara Goldschmied (classe 1975) ed Eleonora Chiari (1971), unite in un progetto artistico che si firma goldiechiari, dalla crasi del cognome. “Genealogia di Damnatio Memoriae” è il titolo del ciclo che ha visto una prima installazione nel 2010 al Museion di Bolzano. Si tratta di alberi che hanno le cortecce incise con le date e i luoghi delle stragi italiane, a cui mancano ancora i perché. “È una ricerca sugli eventi che dobbiamo dimenticare, per ricordarci di essere italiani” spiega Sara. Di alberi vorrebbero piantarne ancora, le due goldiechiari, per creare boschetti della memoria dove le lapidi non bastano. È sempre Sara a spiegare: “Il nostro è un anti-monumento, perché un albero è qualcosa che cresce. È un elemento vivente a ricordare un tempo che si è fermato”. Le due artiste sentono di appartenere a una generazione che si fa domande. “Molti artisti lavorano con gli archivi, è il momento delle rivisitazioni. È chiaro che se non sappiamo chi siamo non abbiamo neanche gli strumenti per fare una riflessione sul presente”. Il duo ha base a Roma ma ha già conquistato una platea internazionale con una presenza a Shanghai nel 2010 (al MOCA) e rapporti con gallerie a Bruxelles, New York e Santiago del Cile. Una partecipazione importante anche alla Biennale di Venezia nel 2009, nel Padiglione dell’Urgenza, nella collettiva “The Fear Society”. “Ci siamo conosciute in camera oscura” racconta Sara. “Per tre anni abbiamo solo sperimentato, poi siamo uscite allo scoperto e lì è nato goldiechiari”. Con il carattere che vediamo adesso? “I lavori dell’inizio li consideriamo ormai un po’ lontani: erano legati a un immaginario del corpo, agli stereotipi della figura femminile”. Oggi la riflessione è seria ma il modo di osservare la realtà rimane quello ironico. E come ha scritto di loro Bartolomeo Pietromarchi “goldiechiari esplorano i confini dei nostri preconcetti, individuali e sociali, con un approccio provocatorio sempre giocato sul sottile confine tra ironia e parodia, spiazzamento e ‘détournement’ visivo e semantico”.

GIUSEPPE PIETRONIRO

Fino a maggio tra i 9 artisti di Roma Creativa in mostra a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, per promuovere l’arte contemporanea

Il limite è un margine e un orizzonte, qualcosa oltre cui andare, una domanda da condividere con chi guarda l’opera d’arte, per Giuseppe Pietroniro, artista nato a Toronto nel 1968, che ha scelto Roma come città dove vivere e lavorare. Tra le sue partecipazioni importanti vanno ricordate T2 Torino Triennale, “50 Lune di Saturno” collettiva a cura di Daniel Birnbaum, e la mostra “EXIT” alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Tra gli artisti selezionati per la mostra “When in Rome”, la collettiva della Fondazione DEPART con il supporto della Provincia di Roma all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, Pietroniro è, soprattutto, uno dei “Nuovi Arrivi” del MACRO, il museo d’arte contemporanea della capitale. Oltre al Premio Cairo, nel 2008, Giuseppe Pietroniro vanta varie presenze all’estero. Nel momento in cui esce il volume Giuseppe Pietroniro sta preparando una installazione per la prossima collettiva alla Fondazione Merz, dal titolo “Risonanza”. Un lavoro che ancora una volta intende spiazzare lo spettatore, ponendo la questione tra quello che le immagini mostrano e quello che è la realtà. “È come se creassi una grande illusione – spiega l’artista – La domanda che cerco di porre con le mie opere è, ‘Qual è in fondo la realtà: quella che vivi o quella che ti fanno vivere?’. Si tratta di una riflessione sulla manipolazione e l’autenticità che hanno perso i loro confini, che sono ormai indistinguibili. “Io come tanti altri artisti, leggo i giornali e mi interrogo sul mondo. Siamo sicuri che la rappresentazione che ci forniscono del mondo sia davvero la verità? Il mio è un lavoro che fa domande e, al tempo stesso, è anche una riflessione sull’arte e sulla sua funzione”. E c’è una riflessione sulla funzione di un museo, nell’opera scelta dal Museo della capitale che si intitola appunto: “Interno MACRO Roma” (2010). “Il progetto fotografico qui ti pone la domanda: è uno specchio? È reale?”. Quelle di Giuseppe non sono semplici foto ma vere e proprie installazioni, dove l’immagine – anche 2x3m – mira ad inghiottire lo spettatore.“Quando scatto allestisco un vero e proprio set, lavoro ancora in analogico, con banco ottico”, spiega. Da dove viene questa attenzione verso il limite, il rovesciamento? “Fare domande è un’urgenza. Una condizione che vivo, non qualcosa che faccio. E se devo citare un artista che ha influenzato il mio percorso è Magritte, l’opera “Ceci n’est pas une pipe” mi ha aperto gli occhi. L’arte concettuale deve molto alle poche parole contenute in quella creazione”.

ROMA PROVINCIA CREATIVA