Guk Kim si è laureato in Economia e Business Administration alla John Cabot University, a Roma, ma ben prima della certificazione accademica nasce il suo amore per il commercio e le nuove tecnologie. Guk Kim si definisce, infatti, “imprenditore” dall’età di sedici anni, ed è vero che negli anni ha fondato diversi siti internet, tutti attualmente operativi e di successo.
Appassionato sostenitore delle opportunità innovative offerte dal web, all’età di 20 anni realizza un suo piccolo sogno: crea una società di promozione e marketing su web e cellulari. Da questa società nasce Cibando: un motore di ricerca che promuove le specialità culinarie dei ristoranti su Internet, anche e soprattutto grazie all’applicazione per smartphone e tablet. E’ una “strada” digitale che accompagna lo spettatore all’interno di una vera e propria cucina 2.0. “Cibando è un motore di ricerca che si rivolge a tutti i ristoranti d’Italia e agli amanti della buona tavola. Curiamo contenuti esclusivi ed eno-gastronomici su misura per ristoranti, che distribuiamo in rete tramite innovative tecnologie e mezzi di comunicazione. I contenuti sono consultabili con la App Cibando, che permette agli utenti di scegliere dove andare a mangiare direttamente dal proprio smartphone“.
Le immagini e le riprese video sono il vero punto forte della strategia di comunicazione di Cibando. Tanto che lo spettatore viene “accompagnato” fin dentro la cucina, dove può ammirare le differenti fasi di preparazione delle specialità più elaborate. “Cibando mostra i ristoranti in maniera da far venire l’acquolina in bocca. Ci piace catturare l’attenzione dell’utente stuzzicandolo a livello emozionale, attraverso una golosa e creativa stimolazione visiva“. Non solo: grazie alla mai abbastanza celebrata cucina italiana, Cibando sta già pensando a espandersi a livello internazionale. “Ci stiamo attivando per allargare l’attività e coprire un territorio sempre più vasto. Tutti i nostri sforzi sono volti a creare il miglior servizio possibile di “trova-ristoranti.
Gli aspetti dello sviluppo creativo, ideativo e progettuale hanno uguale peso nell’azienda. Ma per essere competitivi è necessaria, inoltre, una costante attenzione alle continue evoluzioni in campo tecnologico e nei social network“.
Categoria: Network
Stefano Epifani – TechEconomy
Stefano Epifani è titolare della cattedra di tecnologie applicate alla comunicazione d’impresa alla Sapienza. Dal 2008 cura Voxpolitica, uno dei primi osservatori in Italia a studiare i cambiamenti della comunicazione politica legata all’avvento del web 2.0 e degli strumenti di social networking. Negli ultimi mesi Stefano ha avviato TechEconomy: un progetto editoriale estremamente innovativo che riunisce alcune delle più acute firme della rete italiana.
Attraverso la sua attività, TechEconomy cerca di avvicinare il mondo dell’economia e del business a quello della tecnologia. Lo scopo è di favorire i processi di innovazione e consentire a manager e dirigenti di comprendere quali sono le nuove possibilità offerte dall’ICT e dai social network, oltre ad analizzare come si “costruisce” il consenso utilizzando questi strumenti. “In fondo, parte tutto da là: la curiosità di comprendere come le tecnologie che ci circondano influenzino lo sviluppo della società, e viceversa. Un circuito che – se ben compreso e supportato – non può che essere virtuoso“. Tanto che Stefano è anche direttore dell’Associazione Italiana per l’Open Government (datagov.it), che opera per favorire lo sviluppo di nuove pratiche di buon governo, soprattutto attraverso politiche di apertura e di collaborazione tra amministrazione e cittadini. “E’ il metodo migliore che conosco per scoprire particolari, soluzioni e idee che altrimenti sfuggirebbero. L’originalità è una questione di prospettiva. E’ questo quello che cerco di fare: guardare ai problemi da prospettive originali”.
Anche e soprattutto attraverso l’attività didattica, ogni giorno Stefano cerca di aiutare giovani, elettori e lavoratori a comprendere la complessiTà di fenomeni dei quali troppo spesso sottovalutano la profondità. Senza smettere mai di comunicare. “Amo le reti, e non mi riferisco solo a quelle fatte di fili: penso sopratutto alle reti sociali, quelle fatte dalla gente. Le persone sono connesse le une con le altre, e dalle connessioni nascono relazioni. Le relazioni sono valore. Il valore della mia attività sta proprio nella capacità di costruire connessioni e relazioni – e quindi valore – attraverso la tecnologia“.
Luigi Capello – Enlabs
Nato nel 1960, Luigi Capello si laurea alla Luiss e inizia la sua attività lavorativa in una holding di Investimenti. Successivamente si specializza nel settore del “venture capital” e dello “start up”. Si occupa cioè dello sviluppo di idee imprenditoriali particolarmente promettenti. La società che Luigi ha fondato, nel 2010, EnLabs, aiuta i team imprenditoriali nella costruzione della loro impresa.
“Ad oggi – racconta Luigi – in Italia non è facile trovare qualcuno pronto a scommettere su nuove idee imprenditoriali. In EnLabs siamo convinti che nel nostro Paese ci siano molte idee valide che per essere realizzate devono essere supportate. E’ necessario creare un contesto favorevole nel quale l’idea possa crescere e svilupparsi. Insomma, è fondamentale creare un “ecosistema””. Il pogramma di EnLabs si ispira ai modelli esistenti in Silicon Valley, dove Luigi ha vissuto per più di un anno. Ha una durata di sei mesi e ha l’obiettivo di essere una vera e propria “scuola di formazione” rivolta a chi vuole far crescere la propria idea imprenditoriale per renderla poi competitiva sul mercato internazionale.
EnLabs si trova nel centro di Roma, è uno spazio di quattrocento metri quadrati e ha più di quaranta postazioni per il coworking. Luigi Capello è fortemente convinto che il dinamismo e la condivisione siano aspetti fondamentali per dare vita alle proprie idee. “Abbiamo costruito – spiega – un sistema per la creazione di una nuova impresa innovativa nel quale le start up possano realizzare i propri progetti. Io consiglio sempre a tutti, indipendentemente dal lavoro che la mia società può svolgere, di cercare di partecipare a eventi e di lavorare insieme in regime di coworking, che offre molte possibilità di aggregazione. Da noi accade infatti che il team che arriva è prima spaesato poi si trasforma, emanando una sicurezza sempre maggiore, che diventa fondamentale per realizzare il proprio progetto. Vorremmo che EnLabs diventasse un centro di creazione di nuova impresa riconosciuto a livello internazionale e ci piacerebbe sviluppare startup anche in altri settori, non solo legati all’high tech. Penso al risparmio energetico e alla moda. Insomma, tecnologia e creazione”.
Gianni Capellini
Ricercatore e professore aggregato in Fisica Mesoscopica all’Università Roma Tre Giovanni Capellini si occupa di Fisica della Materia e Fisica della Materia Condensata. Numerosi gli incarichi, oltre ottanta tra pubblicazioni scientifiche e brevetti internazionali. Classe 1969, Giovanni ha scelto di dedicarsi al mondo delle nanotecnologie e così, ogni giorno, si trova a contatto con gli atomi e il mondo microscopico della materia. Un interesse nato sin da giovane e che lo ha portato, tra le altre cose, a collaborare con l’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia prima di essere chiamato a ricoprire il ruolo di senior scientist alla Luxtera Inc., società californiana leader mondiale della nanofotonica integrata e di professore associato visitatore al California Insitute of Technology di Pasadena, sempre negli Usa. Attualmente senior visiting academic alla Atomic Fabrication Facility della University of New South Wales di Sydney, Giovanni Capellini è stato anche guest scientist al Leibniz-Insitut fur innovative Mikroelektronik (IHP) di Francoforte. Recentemente ha ricevuto il premio 2011 Leibniz-IHP International Fellowship. Scorrendo il suo curriculum si legge che “il suo campo di interesse principale è lo sviluppo di materiali innovativi nanostrutturati con potenziali applicazioni nei dispositivi mesoscopici e nanofotonici di prossima generazione basati su silicio. In particolare si dedica allo studio delle proprietà morfologiche, strutturali ed elettroniche di eterostrutture nanometriche basate su germanio, silicio e loro leghe”. Spiega: “riusciamo a far percorrere agli atomi percorsi precisi dando vita, in questo modo, a materiali innovativi“.
Per Giovanni la creatività della ricerca non è molto differente da quella artistica. “Si osserva un fenomeno, si cerca una spiegazione e un modello che lo descriva. Poi se ne valuta la validità scientifica. Tutte fasi creative, se pur con delle regole da rispettare“. Giovanni considera il suo un lavoro di artigianato. “Più ti addentri, più diventi bravo e più ti senti attratto e coinvolto da questo mondo“. Un mondo conosciuto quasi per caso, “volevo fare il paleoantropologo – racconta – ma c’era troppa fila. Così mi sono iscritto a Fisica e ho iniziato a fare ricerca“. In privato, però, coltiva ancora la sua antica passione e studia le connessioni tra la genetica, il linguaggio e lo sviluppo delle razze umane sulla base dei gruppi sanguigni.
Jaime D’Alessandro
Jaime D’Alessandro, 1969, giornalista, vive e lavora a Roma. Dal 1997 si occupa di tecnologia e videogame per il quotidiano la Repubblica e per diversi suoi magazine e mensili (Il Venerdì, Affari & Finanza, la Repubblica XL, Repubblica.it). Nel 2001, direttore creativo della sezione videogame del Cwt Festival presso la Triennale di Milano e nel 2002 curatore della prima mostra europea dedicata ai videogame: “Play: Il mondo dei videogiochi”. Ha curato per tre anni la sezione videogame del Future Film Festival di Bologna e cura ancora oggi quella di View Conference a Torino. Ha pubblicato “Enchanted music&light records”, scritto insieme a Niccolò Ammaniti per il volume “Il fagiano Jonathan Livingston. Manifesto contro la new age”, edito da minimum fax. Ha curato il volume “Game Culture”, raccolta di saggi sulla cultura dei giochi elettronici, pubblicata da “Bevivino” e ha scritto nel 2005 il saggio “Play 2.0, Storie e personaggi nell’era dei giochi online”.