Tomaso Cenci e Isabella Ferretti si sono laureati in giurisprudenza e hanno perfezionato gli studi negli Usa. Hanno vissuto a New York all’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda
Avenue e proprio là hanno pensato per la prima volta di fondare una casa editrice. Che hanno chiamato: 66thand2nd. “L’intento della nostra casa editrice – spiegano Tomaso e Isabella – è quello
di creare un’azienda che abbia basi durevoli, che possa incidere nel tempo sulle scelte letterarie dei consumatori italiani, che assicuri stabilità, continuità e dignità del lavoro ai propri collaboratori e la giusta visibilità e importanza ai nostri autori”. Promossa e distribuita da “Messaggerie”, 66thand2nd si distingue per scelte editoriali che danno voce ad autori poco conosciuti al pubblico italiano.
“Il nostro progetto editoriale – raccontano i due fondatori – è caratterizzato dalla chiarezza e coerenza della linea editoriale che ruota attorno a tre collane: Attese, Bazar e Bookclub. L’originalità è legata alla scelta di generi letterari poco battuti nel panorama editoriale italiano, come nel caso della narrativa sportiva, alla ricerca di autori esordienti provenienti da paesi e tradizioni a cui il lettore italiano è meno abituato e alla spiccata impronta grafica
delle tre collane”. Oltre alla collana sportiva, questi due editori propongono anche un interessante catalogo dedicato alla letteratura “meticcia”. Si chiama “Bazar” e raccoglie racconti e romanzi di una serie di autori provenienti da diverse parti del mondo.
“Tanti gli scenari che prendono vita – spiegano Tomaso e Isabella – e che nella penna dei nostri autori evocano ricordi familiari, immagini variopinte delle nostre città, volti esotici incontrati vicino al portone di casa. Fanno ridere e commuovere gli equivoci che nascono dell’incontro/scontro tra culture diverse e che rimandano alla filmografia anglosassone e a quella d’oltralpe. E’ una trascinante globalizzazione dello scrivere che conquista ogni genere di lettore”. Le ultime due proposte di questa casa editrice romana,
“Prudenti come serpenti” di Lola Shoneyin e “Inutili fuochi” di Raffaella R. Ferrè, sono state presentate con successo al Salone internazionale del libro di Torino 2012.
Categoria: Network
Laura Sordi
Oggi Laura Sordi è docente presso lo IED di Roma, al Master di Copywriting e direttore creativo per Lowe and Partners. Non è improprio dire che Laura sia una tra le più influenti copywriter interactive in Italia, e quasi certamente la più giovane. La sua carriera professionale, infatti, inizia a soli 22 anni, quando entra in Saatchi&Saatchi e comincia a realizzare numerose campagne pubblicitarie per clienti del calibro di Renault, Toyota, Sony Pictures e Procter&Gamble. Dal 2007 ad oggi il suo nome è stato presente nei più importanti festival internazionali, tra i quali New York Festival, London International Award, Art Director Club Europe, Japan Media Art Festival. Nel 2009 è scelta per rappresentare l’Italia nella giuria internazionale del Festival di Cannes, per la categoria Cyber. Non sorprende perciò che nel 2011 Laura venga menzionata da AdWomen e Ihaveanidea come una delle World’s More Influent Female Creative Director of the World.
“Quando dici in giro che lavori nell’interactive, la gente pensa che tu sia un nerd della tecnologia e dei computer. La mia estrazione invece è pubblicitaria al cento per cento. L’unica differenza è che la mia attività va oltre i mezzi tradizionali e sfrutta le potenzialità offerte dai nuovi media. Una ‘terza dimensione’ della pubblicità, esperienze che incuriosiscono immediatamente chi guarda e coinvolgono gli spettatori in prima persona”. E’ stata proprio la curiosità a portare Laura a esplorare il mondo dell’interactive, in un momento in cui ne erano tutti intimoriti. “Là, invece, ho scoperto che è proprio la curiosità la chiave di questo lavoro, per chi lo fa e per chi lo fruisce. La sfida è quella di riuscire a realizzare idee mai realizzate prima e con le quali non sai da dove cominciare. Il bello, però, è proprio questo, il salto nel buio”. Per Laura, nelle agenzie italiane si sente il bisogno di sviluppare un nuovo fermento creativo e un nuovo approccio al mestiere del copywriter, che deve saper esprimere la sua creatività su qualsiasi mezzo. I processi più brillanti, oggi, necessitano innanzitutto di pratica sulle nuove tecnologie. “Tutte le piccole e grandi aziende hanno bisogno di essere indirizzate sui nuovi media. Così come tutte quelle piccole realtà creative che lottano per emergere, e certamente tutte le realtà professionali e le università che formano i pubblicitari di domani. Serve un’esperienza più concreta, difficile da trovare su un libro di testo”.
Matteo Milaneschi
Matteo Milaneschi è nato a Grosseto nel 1982. Si trasferisce a Roma, dove nel 2006 si laurea in Scenografia all’Accademia delle Belle Arti, e nel 2009 consegue un master in Architettura Virtuale presso l’Istituto Quasar Design University. Specializzatosi come operatore 3D Studio Max, comincia a collaborare a numerosi progetti in veste di art e creative director. Nel 2010 realizza le decorazioni digitali delle superfici interne del reparto Centro Analisi Chimiche del Policlinico Umberto I. Nel 2011 diviene Senior Interactive Art Director presso Lowe Pirella Fronzoni, dove in qualità di responsabile lavora sulle campagne interactive di alcuni importanti clienti come la Pirelli, la Piaggio, Lottomatica, il Ministero dei Beni Culturali, Sanpellegrino e Levissima.
“Non è sbagliato dire che la mia passione per il Type Design è nata letteralmente sulla strada, visto che il mio background appartiene al mondo dei graffiti. Ma è stato grazie alle esperienze nel set design e nell’architettura d’interni che ho maturato un approccio multidisciplinare alla progettazione. Per questo motivo sono approdato all’Interactive Design che, a mio parere, rappresenta il territorio nel quale combinare in maniera sperimentale progettazione e creatività”. Un territorio – quello dell’interactive – in cui è possibile esplorare ogni singolo aspetto della fase progettuale, dalla base concettuale alla realizzazione pratica. “I miei lavori sono il risultato di ricerca, sintesi e perfezionamento di un’idea concettuale, che resta sempre centrale e che non è mai persa o sacrificata in funzione dell’estetica formale”. Anche perchè, di questa funzione, nel mondo moderno se ne fa un uso spesso sbagliato: “l’uso che facciamo delle immagini è spesso inadeguato e disarmonico. La creatività, nel senso più ampio del termine, dovrebbe essere una presenza costante in tutti i luoghi che quotidianamente viviamo. Il segreto è perdersi in ambiti estranei al proprio campo d’attività per lasciarsi influenzare da ciò che spesso ignoriamo”.
In fondo, anche a questo serve l’interazione: a mettere il pubblico in contatto con l’opera, influenzandola e rimanendone influenzato. “Nel mio lavoro cerco soluzioni ibride che possano combinare tecniche artigianali e digitali con l’obiettivo di perdere il confine che c’è tra di esse. Nel futuro spero di poter lavorare più spesso con giovani studi di architettura per dedicarmi alla realizzazione di installazioni interattive”.
Metaphyx
Quando sentiamo la parola “effetti speciali”, ci vengono immediatamente in mente le grandi produzioni di stampo hollywoodiano, universi alternativi ricreati grazie alla computer grafica, kolossal zeppi di meraviglie tecnologiche e a volte poveri di verità. Eppure, scorrendo alcune sequenze degli ultimi film a cui ha collaborato Metaphyx – la casa di produzione fondata nel 2009 da Luca Saviotti e Pasquale di Viccaro – si rimane stupiti per la grande verosimiglianza di dettagli e per la precisione storica delle ambientazioni. Metaphyx ha curato gli effetti visivi per film tv come “Il Generale Della Rovere” di Carlo Carlei (con Pierfrancesco Favino) e “Tiberio Mitri – Il Campione e la Miss” di Angelo Longoni (con Luca Argentero e Martina Stella). In poco meno di tre anni, Luca Saviotti e Pasquale di Viccaro collaborano con più di 30 progetti tra film e fiction, tra cui spicca “20 Sigarette” di Aureliano Amadei, con il quale Metaphyx si aggiudica il David di Donatello 2011 per i migliori effetti visivi. “Il nostro lavoro nasce dalla voglia di costruire una realtà giovane e innovativa che possa contribuire all’evoluzione digitale in atto. Una realtà in continua evoluzione che attraverso la computer grafica contribuisca ad arricchire un prodotto filmico”. Non solo: Metaphyx collabora attivamente con importanti agenzie pubblicitarie e di organizzazione di eventi, quali ad esempio la Ogilvyone. Realizza video di supporto per campagne di comunicazione di “pezzi grossi” come la British American Tobacco e spot pubblicitari per il casinò on-line 888.it. Per il progetto di rivalutazione del Port Village di Marina d’Arechi, opera del celebre architetto Santiago Calatrava, Metaphyx ricostruisce un modello tridimensionale in computer grafica dell’intero porto di Salerno. “E’ difficile descrivere quello che faccio perchè ogni giorno si affrontano temi e sfide nuove, si crea qualcosa di diverso. L’originalità del nostro lavoro sta proprio in questo, e nasce da ciò che ci piace definire un perfetto connubio tra arte e scienza. Sarebbe interessante collaborare con i Beni Culturali di Roma e provincia per sviluppare insieme contenuti digitali innovativi che promuovano il nostro immenso patrimonio artistico e culturale e per creare un punto di rottura, anche tecnologico, forse futurista: un’Italia che sfrutta i ‘nuovi’ talenti, invece che sprecarli”.
Romano Marini Dettina
Quello che davvero conta sapere è che Romano Marini Dettina è innanzitutto un grandissimo appassionato di nuove tecnologie. Fin dal conseguimento della laurea presso l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, Romano non ha mai smesso di trasferire questa passione nel suo lavoro. Artista poliedrico, ha collaborato come multimedia designer con le più grandi aziende italiane ed europee, oltre a incidere diversi album di musica elettronica ed esporre i suoi scatti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Tra i suoi lavori più noti, spicca indubbiamente la realizzazione del famoso spot Enel nel 2010: un’impresa grandiosa che ha coinvolto più di 700 comparse, oltre a 4 mongolfiere illuminate da spettacolari giochi di luce e centinaia di lanterne volanti il tutto alle Terme di Caracalla a Roma. Nel 2009, e per tre anni consecutivi, progetta e porta in scena lo spettacolo teatrale “I Live You – Uomo immagine suono”, che riscuote un notevole successo di critica e pubblico. “Il mio lavoro viene dalla voglia di sperimentare e di comunicare attraverso le nuove tecnologie. Un mondo in continua evoluzione che offre spunti innovativi per creare racconti e suggestioni inusuali”. Proprio da questo intento nasce lo spettacolo “I Live You”; non una commedia, non un musical, ma un “rito multimediale”: uno show in cui, grazie all’impiego delle più moderne tecnologie, gli spettatori diventano parte attiva e integrante dell’intero spettacolo, al tempo stesso attori e registi di un mondo popolato da atmosfere oniriche e visionarie.
“Il punto di forza di ciò che faccio è sicuramente la condivisione dal vivo. Un concetto che ci rimanda ormai, sempre di più, a una vita sociale ‘virtuale’. Ciò che voglio valorizzare, invece, è la bellezza delle relazioni vere. Queste, possono diventare un pretesto per creare ‘arte’ attraverso performance collettive dal vivo”.
Le opere di Romano nascono così, come un mix di proiezioni video, giochi pirotecnici con Led e sorgenti luminose, per arrivare persino all’utilizzo di iPhone e iPad. Per (ri)scoprire il sorprendente risultato dell’interazione tra le abilità umane e le risorse offerte dalle nuove tecnologie: una vera e propria arte ‘due punto zero’.
“Il mio desiderio è condurre gli spettatori in una nuova realtà visiva, onirica e tecnologica. Il mio sogno? Organizzare a Roma una grande performance live a cielo aperto”.