FABIO QUARANTA MOTELSALIERI

Laboratorio di idee che presenta per AltaRoma AltaModa la nuova collezione dello stilista, artista e designer austriaco: Poell

“Quale sia la mia attività e come sia nata è sempre difficile definirlo. Sicuramente è la combinazione di una serie di circostanze con l’ostinata tenacia di voler fare un buon lavoro. Ogni giorno cerchiamo di stravolgere la normalità cercando continui stimoli nel cambiamento”. Nato nel 1977, Fabio Quaranta vive e lavora a Roma. Artista poliedrico, nel corso della sua carriera Fabio partecipa a numerose installazioni e mostre in Italia e all’estero ospitate presso il Rialtosantambrogio, l’Angelo Mai e il Brancaleone di Roma, la Fonoteca di Napoli e l’Apartment Galerie di Berlino. Nel 2004 Fabio dà vita al marchio FQ e, contemporaneamente, produce la prima scarpa customizzata e di produzione limitata, FQ Shoes con la quale partecipa alla manifestazione AREA organizzata dall’Association International des Artistes Indipendentes a Parigi presso l’Éspace Saint Martin. Nel 2006 FQ si trasforma in un total look e prende il nome di FQR, sfilando a Parigi nell’Éspace Saint Martin con la prima collezione di abbigliamento per uomo. È sempre nel 2006 che Fabio si trasferisce nel Motelsalieri a Roma. “Motelsalieri nasce nel 2006. È un luogo che fugge le definizioni, dove, flussi, visioni, incontri e ogni altro esperimento creativo, si fondono per animare lo spazio e generare idee. Il nome Motelsalieri richiama una fusione ambigua, quella tra Antonio Salieri, compositore noto per la presunta rivalità con Mozart, e il motel come luogo ospitante, aperto. Nasce dal desiderio di esprimere marcatamente una vocazione, un nuovo concetto di spazio, un laboratorio dove vengono proposte combinazioni artistiche, oltre i confini di un’etichetta”. Nel 2007 Fabio Quaranta fonda un collettivo che si occupa di comunicazione creativa e lavora sotto lo pseudonimo di Antonio Salieri, mentre nel 2009 insieme a Grace Fisher apre lo store all’interno del Motelsalieri. “Il Motelsalieri è frequentato da artisti che provengono da situazioni non convenzionali e la nostra passione per questi diversi campi ci porta a lavorare a un immaginario comune. Siamo convinti che esiste un confine, anche se a volte sottile, tra arte, musica e design, ma ciò non toglie che un grande artista come David Tibet (musicista e fondatore dei Current 93, gruppo storico del “folk apocalittico” londinese) non possa avere parallelamente una florida carriera da artista visivo”. Tra gli artisti presentati al Motelsalieri: Naki Knife, Cristian Bugatti, David Tibet, Orazio Battaglia, Simone Pappalardo, Daniel Johnston, Stato di Famiglia, Gianni Colosimo, Grace T.W. Fisher, Zaelia Bishop e Federico Gutierrez Schott. “Roma è la città dove ogni creativo vorrebbe vivere, anche se bisognerebbe risvegliare la sensibilità sopita dei romani. La città, per avanguardie, non ha niente da invidiare a qualsiasi capitale europea. Il nostro ambizioso obiettivo è far socializzare queste realtà, a volte nascoste a volte timide, riuscire a essere formalmente parte di un progetto “collettivo” (una specie di mappatura) che possa essere un punto di riferimento della contemporaneità romana”.
www.antonio-salieri.com
www.motelsalieri.org

SENZA VELI di Manuel Guffanti alla home gallery fotografica wo-ma’n

SENZA VELI di Manuel Guffanti

Sabato 4 Febbraio alle ore 18.00, inaugura a Roma presso la Home Gallery wo-ma’n, la mostra dedicata al fotografo Manuel Guffanti e al suo lavoro SENZA VELI a cura di Auronda Scalera.

La mostra Senza Veli è il primo risultato del progetto Big One, nato all’interno di Officine Fotografiche che ne è attualmente sostenitrice.

Wo-ma’n è la prima home – gallery dedicata alla fotografia, un progetto nato a Roma nel 2010 da un’idea di Auronda Scalera e dalla passione dei fotografi Marta Rossato e Wolfango De Spirito, che hanno deciso assieme di fondere il concetto di casa con quello di galleria. Dal living alla cucina, dalla doccia alle cabine armadio, tutti gli ambienti sono messi a disposizione per essere luoghi espositivi e, di volta in volta, ogni autore sarà chiamato a confrontarsi con questa nuova idea di esposizione. Ogni mostra diventa così un evento informale, simile ad una cena tra amici. L’auspicio è che questo nuovo modo di fruire l’arte e la fotografia si dilati velocemente per creare una rete di “case fotografiche” dove poter dare spazio a nuove idee e modi per godersi la fotografia.

Senza veli, del fotografo Manuel Guffanti, rappresenta una serie di ritratti di grande formato in bianco e nero, realizzati con l’unica Big One esistente, costruita artigianalmente dall’autore.

La Big One è un banco ottico di formato extra large che consente scatti fino alla dimensione massima di 70×70. L’autore la utilizza impressionando direttamente l’immagine su carta fotografica baritata positiva, in bianco e nero, evitando il passaggio classico negativo-stampa, producendo quindi un’immagine in copia unica.

Per l’autore, a cui piace molto sporcarsi le mani tra falegnamerie e officine meccaniche, è stato un passaggio fondamentale costruirsi da solo la macchina fotografica per sfidare le produzioni in serie industriali del mondo in cui viviamo; perché la foto, nel suo essere irriproducibile innesca un dibattito sulla riproducibilità tecnica che caratterizza le immagini contemporanee, contrapponendosi completamente all’odierno concetto copia-incolla caratteristico dell’era digitale e alla postproduzione; ed infine per l’alchimia profonda che si instaura nella camera oscura, in cui si svela la magia della fotografia.

Il progetto Senza Veli è nato quando uno dei soggetti ritratti, il grande fotografo Dario de Dominicis, ha indossato il peplo per farsi ritrarre e nel momento stesso in cui si è spogliato di tutti quegli orpelli, di cui si cinge ognuno di noi, è diventato una persona qualsiasi.

Lo scopo è togliere i veli della quotidianità che distinguono il proprio stile e la propria classe sociale – il ricco dal povero, il giovane dal vecchio, il bello dal brutto- e mettere tutti sullo stesso piano. Ciò che resta è l’essenza profonda delle persone, che attraverso lo sguardo ci mostrano quello che sono autenticamente.

Ogni viso diventa una mappa sul quale cercare qualcosa in più di se stessi fino a quel momento invisibile.

Senza veli è perciò uno svelare interiore del soggetto ritratto, che è costretto a guardare se stesso negli occhi, come in uno specchio che non ci riflette l’immagine della realtà ma bensì l’immagine della verità, che non sempre è facile da accettare.

Questi ritratti tentano di portare alla luce la loro verità, che è nascosta nella piega, perché è solo nel dispiegarsi da quello che è un groviglio di complessità che è l’uomo, che l’essere può svelare la sua verità e mostrarsi alla luce della fotografia.

Sabato 4 Febbraio, alle ore 19, la serata inaugurale sarà arricchita dalla proiezione del video SENZA VELI nel quale verrà raccontato, in anteprima, tutto il complesso procedimento realizzativo delle immagini in mostra.

Biografia

Manuel Guffanti si occupa da anni di fotografia analogica e sperimentazioni fotografiche. Da sempre appassionato di camera oscura e di tecniche antiche di stampa, lo definiscono “fotografo nel senso più antico del termine”, per la sua passione di portare dentro le sue scatole magiche le persone ritratte. Ha esposto in Italia e all’estero ed è docente dei corsi di fotografia presso officine fotografiche. Il progetto della Big One è stato presentato ufficialmente durante l’evento-mostra Sport senza Frontiere nel 2010 organizzato da Contrasto e Reuters.

SENZA VELI

Sabato 4 Febbraio – Sabato 3 Marzo 2012

Inaugurazione: Sabato 4 Febbraio dalle ore 18

Preview stampa: Sabato 4 Febbraio alle ore 17,30

Home Gallery wo-ma’n

7° piano – Via Pietro Ruga 24, Roma (zona Pigneto)

Per visitare la mostra: citofonare int. 19

oppure chiamare Marta: 3289292135

o Wolfango: 3396111009

Sito: www.flatinexpo.org

Facebook: wo-ma’n

Email: press@flatinexpo.org

MICHELA FASANELLA AROMA30

Dal suo studio a Torpignattara partecipa ad A.I. Fair, la fiera delle vanità artigiane il 29 gennaio al Tempio di Adriano

Nato tra Roma e Londra Aroma30 è il marchio indipendente con il quale la trentunenne romana Michela Fasanella presenta la sua nuova collezione alla seconda edizione di A.I. Fair, la fiera delle vanità artigiane, per l’appuntamento di AltaRomAltaModa al Tempio di Adriano.

La collezione nasce in uno studio-loft a Torpignattara, vicino al Pigneto ed è interamente realizzata da due laboratori della capitale. “Partendo da un’estetica classica tipica del Made in Italy, le collezioni uniscono elementi di rigore nordico nell’elaborazione di un linguaggio internazionale e senza tempo. Lo stile del marchio si basa su una vestibilità minimal arricchita da dettagli monocromatici o  a rilievo ed una forte componente artigianale nelle lavorazioni a mano su seta, cupro e lana. Le ispirazioni principali sono date dall’iconografia cristiana e dalle edicole votive di Roma, dallo stile fresco e creativo dell’East London e dalla fotografia contemporanea”. Descrive il suo lavoro la designer Michela Fasanella.

Dopo aver studiato all’Accademia di Costume e Moda di Roma (2003) e al Central St Martins College di Londra (2004) ha collaborato con gli uffici stile di Valentino e Salvatore Ferragamo, per poi creare una sua collezione ed esporla nel 2010 alla Fashion Week londinese. Una partecipazione che ha portato Michela Fasanella ad essere selezionata da Vogue Italia tra i migliori talenti internazionali.

Come è nata l’idea di creare il marchio Aroma30?
Avevo sempre disegnato per altri marchi e inizialmente ho realizzato soltanto pochi pezzi unici per seguire l’esigenza di fare qualcosa in totale libertà. C’è stato subito un ottimo riscontro quindi ho deciso di continuare dando un nome ed un’identità al progetto. Le cose sono poi cresciute di collezione in collezione e adesso seguo il marchio a tempo pieno.

“Aroma30”, cosa significa?
Cercavo un nome che non fosse riconducibile a qualcosa di preciso, ma che rimandasse ad un’atmosfera, ad un profumo, quindi ho scelto Aroma e l’ho numerato con il 30 in fase di registrazione, come una fragranza in fase sperimentale, un progetto ancora in evoluzione.

Quanto tempo hai impiegato per progettare la tua prima collezione capsula di pezzi unici?
Mesi. Non tanto per il tempo effettivo, quanto per il tempo ritagliato tra altri lavori che facevo e quello necessario per mettere da parte i soldi per la realizzazione. Poi c’è la normale insicurezza del primo progetto che non sembra mai pronto e che vorresti rivedere in continuazione.

Da qui hai dato vita anche all’atelier?
No, lavoro in studio solo da un anno, da quando sono tornata a Roma dopo aver vissuto qualche anno a Londra.

Hai scelto di collocarti in una zona periferica perchè hai deciso di aprire lo studio-loft a Torpignattara?
In periferia è possibile trovare bellissimi spazi ad un prezzo più accessibile rispetto al centro, in più è adiacente al Pigneto che una delle mie zone preferite. I miei progetti sono realizzati da due piccoli laboratori romani a conduzione familiare che mi seguono da anni e conoscono tutte le mie meticolose richieste!

Cosa significa per te partecipare ad A.I. Fair?
A.I. Fair è un bellissimo progetto che riconosce l’importanza che l’artigianato applicato al design riveste in questo preciso momento di cambiamenti e si propone di dare spazio a questa nuova realtà in crescita. Sono convinta della necessità di un ritorno ad una produzione più consapevole, limitata a pezzi che abbiano un’identità e sono quindi orgogliosa che il mio lavoro sia stato scelto all’interno di questo progetto.

Cosa presenti?
Presenterò alcuni capi della nuova collezione autunno/inverno insieme ad una selezione di capi della collezione estiva e alcuni pezzi d’archivio.

Artigianato e moda. Come si combinano nel tuo stile?
Il mio stile segue una vestibilità molto minimale e delle lavorazioni estremamente elaborate che possono essere eseguite soltanto a mano o progettate sul manichino come nelle vecchie sartorie. È il leit-motiv dell’intero progetto.

Cosa pensi del fermento creativo romano legato alla moda, al taglio sartoriale ed all’artigianalità?
Quando sono tornata a Roma sono rimasta davvero colpita da questo nuovo fermento. È stato un fenomeno spontaneo e prolifico come tutte le cose che nascono da una reale esigenza e in più segue le dinamiche tipiche di una città come Roma, lontana dai circuiti industriali e per questo più fresca, meno condizionata da canoni preesistenti.

ALLA CASA DELLA MEMORIA

Fino al 30 gennaio le celebrazioni per il Giorno della Memoria, e una mostra sulla persecuzione degli ebrei in Italia

Dal 23 al 30 Gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, istituito il 27 Gennaio 2000 dal Parlamento Italiano, la Casa della Memoria e della Storia presenta un programma ricco di proiezioni di film, documentari, testimonianze, interviste, letture, presentazioni di libri dedicate ad uno dei giorni più tristi della storia contemporanea, l’apertura del campo di sterminio di Auschwitz.

Nelle numerose iniziative, a ingresso libero, sono coinvolti, per una partecipazione attiva, gli studenti delle scuole romane e non solo. L’evento è promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, a cura delle Associazioni residenti e della Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia, con il coordinamento organizzativo del Dipartimento Cultura – Servizio Programmazione e Gestione Spazi Culturali e in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

Ad arricchire la fitta programmazione, la mostra “1938-1945. La persecuzione degli ebrei in Italia” ospitata sempre negli spazi della Casa della Memoria e della Storia fino al 10 Febbraio e realizzata a cura dell’Associazione Romana Amici D’Israele con pannelli della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC onlus di Milano.
www.culturaroma.it

MYRIAM BOTTAZZI MYRIAM B

Il 29 gennaio al Tempio di Adriano partecipa ad A.I. Fair, la fiera delle vanità artigiane: appuntamento di AltaRoma AltaModa

“Il mio pubblico cerca un prodotto unico e originale che non appartiene alle proposte del grande mercato della moda o a brutte copie di sottoprodotti dell’arte e del design”. Questo è il segreto del successo di Myriam Bottazzi, stilista nata a Milano e romana di adozione, che accosta tra loro oggetti e materiali comuni, in soluzioni inedite. La stilista “decontestualizza” l’oggetto attraverso la riproduzione di simboli della vita quotidiana in nuove misteriose metamorfosi, seguendo una modalità operativa già tracciata da Duchamp e Man Ray. “Nonostante la crisi economica e la crisi di identità che ha colpito anche il quartiere San Lorenzo a Roma dove vivo e lavoro, negli ultimi anni continuano a esserci segni di fermento e di speranza dove piccoli e quotidiani sforzi trasformano l’energia del territorio in nuove forme di creatività e occasioni. Il rinnovarsi delle presenze è dovuto, soprattutto, al passaparola di un pubblico romano ricettivo e alla cura dell’immagine nella rete. Questo mi permette con ancora più convinzione di continuare a non adeguarmi, a non appiattirmi, ma a proseguire nella mia ricerca artistica e artigianale senza timori e senza omologazioni”. I suoi accessori vivono di vita autonoma e indipendente e, per la loro grande potenzialità creativa, possono permettersi di sottintendere abiti che gli facciano da supporto. Da sottolineare l’interesse della stilista per chi è solo all’inizio. “Negli ultimi anni ho collaborato con grande soddisfazione con giovanissimi all’inizio della loro carriera, mettendo a loro disposizione le mie creazioni. Giovani provenienti dall’Università La Sapienza, dalla Scuola Romana di Fotografia, stylist e fotografi che hanno realizzato progetti, nati sul territorio, interessanti, innovativi e rispettosi della mia immagine. Questi sono stati poi intercettati da riviste d’avanguardia, free press, fashion blog, sempre attenti alle novità”. La stilista è molto legata a quella che è diventata la sua città e alla sua zona di adozione ed è per questo che a San Lorenzo, quartiere romano “ricco di fermento e iniziative artistiche, artigianali e commerciali di qualità” ha voluto investire nell’idea di ‘collaborazione’ contribuendo alla nascita di un’associazione culturale (Made in San Lorenzo) che ha tra i suoi obiettivi quello di riqualificare il territorio attraverso la creazione di una rete di condivisione delle idee. “Naturalmente i primi strumenti sono stati la presenza sul web e la ricerca continua della divulgazione online e non solo”. Per quanto riguarda il futuro di una Roma creativa, “credo – conclude Myriam – che bisognerebbe imparare da altri paesi europei come la Francia, bravissima a valorizzare in Europa e nel mondo le proprie potenzialità creative. Bisognerebbe sostenere la nascita di nuovi fermenti che, nonostante la crisi, ci sono ma andrebbero meglio coltivati e sostenuti”.
www.myriamb.it

ROMA PROVINCIA CREATIVA