ANTONINE PEDUZZI E LUISA ORSINI – TL-180

Materie grezze che si trasformano in borse e pochettes per esprimere una femminilità che è come una filosofia

Dall’esperienza comune presso l’Istituto Europeo di Design, Antonine Peduzzi e Luisa Orsini hanno scelto la strada della moda, folgorate dall’ispirazione al cospetto delle opere di Anselm Kiefer. Per questo hanno creato TL-180, un brand che vuole lasciare il segno. Le due artiste italo-francesi si concentrano nella creazione di borse e pochettes in tela dipinta, e non solo, che danno l’impressione di essere fatte di materia viva. Le pelli sono tinte e trattate in modo tale da dare, anche solo guardandole, una forte sensazione tattile. I colori rimandano alla terra, al ferro e a metalli da plasmare con le mani, martellando, forgiando e dando vita a una femminilità che, oltre a essere moda, è anche filosofia. In quest’ottica nasce la borsa in ardesia, personalizzabile liberamente da entrambe. Antonine Peduzzi e Luisa Orsini mettono nel loro brand la stessa passione e voglia di fare che avevano alla fine degli studi. “In quel periodo Anselm Kiefer si trovava a Roma. Incontrando l’artista siamo rimaste così affascinate dal suo approccio con la materia che abbiamo dipinto una prima tela. Una volta asciutta, l’abbiamo piegata e ci siamo rese conto che poteva diventare una pochette unica”. La materia rende particolare ciò che Antonine e Luisa fanno, non hanno paura di sporcare pelli pregiate con la pittura o di mettere in risalto una semplice gomma. Anzi spesso abbinano le materie di base a linee essenziali ma estremamente curate. “La materia – spiegano – viene sviluppata e articolata per ottenere un intera collezione. Cerchiamo di rispettare sempre ciò che siamo nonostante i “dictat” della moda. È attraverso le borse che per ora riusciamo ad esprimere la nostra creatività, ma se un domani essa si dovesse trasformare in cappelli o mobili allora faremo cappelli e mobili!”. Entrambe pensano che Roma offra molte possibilità e raccontano così i loro progetti e i loro sogni: “ci piacerebbe interagire con artisti e collaborare con altri designers come Iosselliani e Delfina Delettrez. Già lavoriamo con l’illustratrice Beatrice Pagani, mentre per il nostro prossimo “progetto video” (che realizziamo ogni stagione) ci piacerebbe avere l’aiuto del giovane regista Nicolas Peduzzi. Inoltre, appassionate di fotografia come siamo, ci interesserebbe molto lavorare con il duo Billy Nava, che stimiamo particolarmente”.
www.tl-180.com

PATRIZIA PIERONI – ARSENALE

Uno spazio nel cuore della capitale dove la moda e l’arte si incontrano e dialogano all’insegna di un’originale creatività

Fashion designer e collezionista d’arte Patrizia Pieroni unisce le sue passioni all’interno dell’Arsenale, lo spazio che ha trasferito in via del Pellegrino a Roma, dopo oltre quindici anni di attività in via del Governo Vecchio. Dopo un debutto nell’interior design newyorkese degli anni ottanta, Patrizia torna in Italia dove diviene consulente di alcune linee di prét-à-porter, sportswear e moda mare. Successivamente apre il suo concept store dove si dedica alla vendita di moda e accessori al centro della capitale. Oggi lo rinnova continuando, però, a strizzare l’occhio all’arte. Lo store, infatti, ha una duplice funzione: al piano rialzato trova posto una galleria “total white” dove prendono vita performance, mostre d’arte ed esposizioni di moda. Un ambiente eclettico e un po’ multidisciplinare che, non solo rispecchia la personalità di Patrizia, ma regala spunti di originale creatività. Il lavoro di Patrizia Pieroni nasce dall’osservazione della realtà che la circonda. Ogni persona, suono, colore, sensazione che conosce o assapora trova spazio nelle sue creazioni. Una riflessione che si sposta nel dibattito da sempre affrontato anche dagli artisti, ovvero la relazione, ma soprattutto l’equilibrio tra forma e materia. Proprio ciò che Patrizia Pieroni dice di voler trasmettere con le sue creazioni. Il suo lavoro è tutto orientato a “far diventare la moda un linguaggio”. Proprio attraverso questa forma di comunicazione, infatti, la stilista esprime un’anima contemporanea che si alimenta dell’idea di bello che poi si esprime nell’arte di cui lei è anche collezionista. Il fatto che si diletti nel collezionismo rende il suo sguardo avvezzo alle valenze estetiche e attento nel selezionare forme, colori e materie prime in grado di esprimere, attraverso abiti e accessori, tutto la loro potenziale bellezza. Proprio in quest’ottica si colloca il suo desiderio di “avviare collaborazioni con le realtà museali del territorio”. Naturalmente quelle che concepiscono la moda come qualcosa di equiparato all’arte. In ogni caso, in attesa che questo avvenga, Patrizia si gode il suo concept store, piccolo museo di arte e moda, presentato con una citazione: “You can either buy cloche or buy picture, diceva Gertrude Stein, l’inventrice del Cubismo letterario, collezionista di Matisse, Cézanne e Picasso. Sorry Madame, anzi: buone notizie. Da Patrizia Pieroni a Roma, non bisogna più scegliere tra quadri o vestiti”.
www.patriziapieroni.it

ANTONIO BARRELLA – STUDIO ORIZZONTE

Dalla moda all’estetica del lusso lo scatto per catturare il suono dell’immagine

Da musicista a fotografo. Antonio Barrella è un batterista professionista fino a quando l’interesse che ha da sempre per l’immagine e la fotografia lo travolge e decide di iscriversi all’Istituto Europeo di Design. Ha inizio così la sua carriera, prima come assistente di Marco Emili a Milano, poi come docente di Tecniche di Ripresa in grande formato, presso lo IED di Roma. Si inserisce bene nel mercato romano e collabora con AltaRoma, Alitalia, Fiorucci, Swarovsky e Procter&Gamble, solo per citarne alcune. Una passione per l’obbiettivo che lo porta a partnership con case di produzione di cinema e video. Tra i lavori in proprio annovera la collaborazione con Bulgari, attiva ancora oggi dal 1988 all’interno del suo Studio Orizzonte. Esperienze in molti campi costellano la carriera di Antonio Barrella che dalla musica spazia alla fotografia, al cinema e alla pubblicità, tanto da meritare il premio Roma Fashion nel 2006 e il terzo premio mondiale per la fotografia di moda Master Cup Color Awards. Tra le sue convinzioni c’è quella che il fotografo debba avere una grande preparazione tecnica per scegliere a volte di non usarla, inseguendo così il massimo livello di virtuosismo e libertà creativa. “Il mio lavoro nasce dalla voglia di esprimermi – spiega – come facevo con la batteria da musicista. Non avrei mai immaginato di continuare a ‘suonare’ con la fotografia. Non so più se sono un batterista-fotografo o un fotografo-batterista!”. Le sue immagini racchiudono l’anima del soggetto rappresentato, che esce fuori grazie ad un uso tecnico meticoloso delle luci. “Non so se le mie creazioni siano ‘originali’ ma di certo so che è originale e unico il mio approccio alla costruzione di un’immagine che per me parte dal cuore e da qualche parte nella mente. Il momento di una creazione, virtuale o reale che sia, costituisce sempre uno sforzo enorme nel tentativo di essere se stessi, approfittando delle esperienze passate per effettuarne delle nuove. La luce crea in noi un atteggiamento di sottomissione per le molteplici possibilità offerte ed è a lei che rivolgo tutti i miei sforzi per riuscire a selezionarne alcune, facendole mie”. Il suo obiettivo è quello di riuscire sempre a scattare come se fosse la prima volta e con la medesima ingenua curiosità.
www.antoniobarrella.com
www.studiorizzonte.com

CRISTIANO GERBINO – KINO

Film fuori dal circuito cinematografico italiano per soddisfare la sete di cultura e creare una rete di cineclub

Tentare di riscoprire l’anima sociale dell’esperienza cinematografica e la condivisione culturale è stata l’idea che ha permesso a Cristiano Gerbino assieme a Claudio Cupellini, Alessandro Aronadio, Stefano Sardo, Ludovica Rampoldi, Massimo Galimberti, Laura Buffoni, Serena Alfieri, Diego Botta e molti altri di creare Kino. Il loro progetto è un luogo d’incontro e si trova al Pigneto: cinema, enoteca e bistrot. Nato nel 2010 dalle ceneri di un vecchio cineclub rappresenta una “tana” in cui poter stare tranquillamente a leggere bevendo e mangiando i prodotti slow food tra un film e un documentario. Cristiano, uno dei principali ideatori del progetto, ha risposto così alla diminuzione degli investimenti nel settore, con uno spazio che vuole offrire visibilità alla produzione di qualità. “Faccio parte di questa generazione di mezzo che è nata con la pellicola e cresciuta con il digitale – confida Cristiano – e che ha la fortuna da una parte e la sfortuna dall’altra di dover fare i conti per forza con questo grande cambiamento. Anche il Kino nasce, nel 2010, con le stesse premesse. È figlio della nostra generazione”. Sorto dalla riqualificazione di un vecchio cineclub in via Perugia, a Roma, è frutto del lavoro dei tanti soci tra cui Cristiano Gerbino, Claudio Cupellini, Alessandro Aronadio, Stefano Sardo, Ludovica Rampoldi, Massimo Galimberti, Laura Buffoni, Serena Alfieri, Diego Botta, che hanno deciso di dare una scossa culturale alle loro vite: “Il desiderio di avere una sala ‘nostra’ è stata la motivazione più forte, mia anzitutto, e poi di tutti quelli che hanno aderito al progetto. Sentivamo la necessità di dare il nostro contributo al cinema anche proiettando film che in Italia non sono distribuiti, nonché di creare un luogo nuovo, di aggregazione, per rifondare e ricominciare un discorso sul cinema”. Il Kino è un esperimento, il tentativo di riscoprire la dimensione di una cineteca e un modo di vedere autentici capolavori che in Italia rimarrebbero sconosciuti. “Ci sono moltissime piccole realtà che mi piacerebbe coinvolgere, piccole sale, cineclub che hanno esigenze simili alle nostre. Penso al Detour, per esempio, o al FilmStudio. Ci è stato chiesto il know how per aprire altri Kino sul territorio italiano. E perché non sognare? Magari un giorno ci saranno centinaia di Kino sparsi per la penisola!”.
www.ilkino.it

CLAUDIO NOCE

Regista e produttore, oggi è tra i fondatori della factory AREA 63 che si rivolge al cinema e all’arte dell’audiovisivo

Giovane autore emergente a Venezia e vincitore del David di Donatello nel 2005, Claudio Noce è una della figure di spicco della scena romana cinematografica. La passione per la macchina da presa ha segnato da subito la sua strada nel cinema. Nato a Roma nel 1975, Noce inizia a realizzare cortometraggi e documentari all’età di vent’anni. “Alvise” del 1998 è il suo primo titolo. Seguono videoclip per artisti come: Paola Turci, Nada, Cor Veleno e Piotta. Ma è il 2002 l’anno che segna la vera evoluzione: con la regista Emma Rossi Landi fonda la Zanahoria film, una piccola factory molto conosciuta sulla scena romana che realizza diversi lavori più volte selezionati a festival internazionali. Nell’ottobre del 2010 insieme a un gruppo di artisti e tecnici fonda AREA 63, la factory che produce diverse espressioni di audio visivo. La laguna e la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia,
con i diversi premi, rappresentano solo una tappa nel percorso artistico di Claudio Noce. “Il Festival Arcipelago ha segnato il mio percorso. Da lì ho iniziato. Avevo tra i 17 e i 18 anni e questa passione fortissima: andavo al cinema in maniera compulsiva, tutti i sabati. Poi ho iniziato a studiare cinema e ho imparato non solo la storia ma anche l’alfabeto del cinema”. I primi lavori di Claudio, documentari e video girati a Piazza Vittorio con gli amici, rispondevano già alla sua visione di un cinema il cui “linguaggio e stile devono essere al servizio degli attori e la macchina da presa deve spiare momenti di vita quotidiana”. Arrivano i suoi primi lavori. Claudio approda nei principali festival internazionali e ottiene i primi veri riconoscimenti con un giovanissimo Elio Germano e il cortometraggio “Gas”. Da qui la sua carriera è in salita: nel 2005 con “Aria” si afferma come uno dei più promettenti giovani autori emergenti. “Da lì in poi ci ho creduto” ed è stato un susseguirsi di partecipazioni a festival e concorsi. “Poi sono arrivati i temim sociali: lo spazio, la città, il territorio e i rapporti tra persone. Così nei miei film c’è una Roma che non sembra Roma”. Realizza il documentario “Aman e gli altri” presentato fuori concorso al “Festival internazionale di Torino”, che costituirà il primo tassello di “Good Morning Aman” (2009) il suo lungometraggio d’esordio pluripremiato, con Valerio Mastandrea, Said Sabrie, Anita Caprioli, Amin Nur e il rione Esquilino sullo sfondo.

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