ALESSANDRO LAURIENZO – XAOS

Creatività e usability, un approccio moderno per l’utilizzo delle nuove tecnologie

XAOS Systems è una new media agency specializzata nell’ideazione e realizzazione di soluzioni per l’e-business, dalla gestione di reti informatiche nazionali e internazionali alla progettazione e realizzazione di portali web fino ad arrivare allo sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione (applicazioni iPhone, Facebook e soluzioni Java). Nata nel 1997 grazie all’attività di un gruppo di professionisti del mondo ICT: Alessandro Laurienzo, classe 1970, fondatore e attuale amministratore dell’azienda; Marco Del Bene, classe ‘70, anima creativa di XAOS responsabile del marketing; Mario Ottaviani, classe ‘72 responsabile commerciale e Mario Scarpa, classe ‘71, responsabile ricerca e sviluppo. Costituita come società nel 1999, si è poi evoluta in una new media agency “per rispondere al meglio a tutte le esigenze di comunicazione del cliente”. XAOS opera da 10 anni nel settore dell’ICT con prodotti e servizi capaci di adeguarsi nel tempo al progressivo sviluppo del mercato e dell’azienda committente: “il confronto fra competenze eterogenee ha sviluppato un nuovo approccio al mondo dell’informatica, il senso del naturally digital, ossia un approccio moderno, creativo e impostato sull’utilizzo delle nuove tecnologie ad alta usability. Secondo noi, la comunicazione parte dal design. Sulla base di questo concetto, XAOS studia soluzioni tecniche e grafiche in grado di trasferire l’immagine aziendale sul web, centrando al meglio, anche dal punto di vista grafico, gli obiettivi e il target di riferimento che l’azienda intende raggiungere. Creiamo design in target, coniughiamo appeal grafico, efficacia e usabilità per interpretare il progetto con gli occhi dell’utente finale. Il nostro obiettivo è l’integrazione fra web design, usabilità e tecnologia. Siamo un riferimento nel territorio laziale e non solo per le aziende di tutti i settori merceologici che decidono di scoprire il web e il multimedia come leva per presentare i propri valori, ma anche per chi crede nelle nuove opportunità di business derivanti dal progresso della tecnologia informatica e della comunicazione. Così, anche chi non possiede competenze specifiche riesce ad entrare nella new economy”.
Il futuro immaginato da XAOS è quello di “una Roma digitale e wireless dove l’installazione di hot-spot consenta al cittadino una riappropriazione del territorio e una sua conoscenza utilizzando le strutture tecnologiche messe a disposizione: dai palmari agli I-pod fino ai computer portatili. Hot-spot significa ‘connettività continua’ cosa che per la nostra azienda costituirebbe un’opportunità di sviluppare progetti altamente innovativi e legati al mondo mobile. Tramite la geolocalizzazione il cittadino potrà essere informato in tempo reale e in qualsiasi luogo sui servizi messi a disposizione dall’amministrazione locale e dalle realtà private”.
www.xaos.it

GABRIELE CORBYONS e FABRIZIO MASSIMIANI – XX-XY

Le identità maschili e femminili si fondono creandone una nuova. All’insegna di una complementarietà tra i cromosomi

Gabriele Corbyons e Fabrizio Massimiani sono i due giovani creativi che nel marzo 2009 hanno dato vita a XX-XY. “Il nostro è un progetto artistico in cui le identità maschili e femminili si fondono creandone una nuova, denominata per l’appunto XX-XY. Una variante che riesce a rendere i due sessi complementari e, allo stesso tempo, ambivalenti. Nelle nostre collezioni i capi del guardaroba maschile vengono rubati, reinterpretati e reinseriti in quello femminile e viceversa, rendendoli elementi caratterizzanti e imprescindibili di una sessualità non stereotipata”. Entrambi gli stilisti e ideatori del marchio si sono formati nel settore della moda: Gabriele viene dallo IED mentre Fabrizio dall’Accademia di Costume e Moda; dopo numerose collaborazioni con importanti nomi del settore, decidono di unire le loro competenze e dare vita a un progetto artistico comune. “Gli elementi chiave del nostro lavoro sono il recupero della manualità artigiana, l’alta sartorialità e tutti quegli antichi saperi che la produzione in serie minaccia di cancellare. Mischiamo tessuti che solo apparentemente provengono da mondi diversi: il raso, le lane jaquard, e i cotoni grezzi, trovano una dimensione comune mentre la scelta del colore esalta i toni neutri”. Per un total look, i due stilisti hanno pensato anche a una linea di accessori ricercata e basata sul concetto di eleganza contemporanea. La loro boutique è nel rione Monti, quartiere simbolo del fashion indipendente e crocevia di scambi, incontri e visibilità. “In altre città, ad esempio Milano, eventi come il Salone del Mobile o la Settimana della Moda, coinvolgono la città intera, anche la provincia. Invece, le manifestazioni che si svolgono a Roma, molto spesso sono circoscritte. L’aspetto positivo di vivere e avviare una boutique a Roma è invece rappresentato dalla ricca presenza dei turisti, soprattutto in un quartiere come Monti. Questo compensa il lieve flusso di clientela romana che c’è stato negli ultimi tempi. Quello che più viene apprezzato della nostra linea è il lavoro di ricerca che c’è dietro e che, evidentemente, si nota. Il negozio è aperto da un anno soltanto ma il nostro bilancio è più che positivo. La crisi sicuramente si sente ma grazie al nostro background e al fatto che siamo un negozio nuovo, che punta sulla qualità, siamo riusciti comunque ad avere un ottimo riscontro di pubblico. Per il futuro siamo in attesa di un nuovo fervore. Ci sono molti giovani cittadini che hanno programmi, aspettative ed obiettivi da raggiungere. Insomma, tanta voglia di fare. Si dovrebbe guardare oltre i nostri confini e prendere spunto”.
www.xxxylab.com

PATRIZIO e CRISTIANO PERFETTI – SBU

SBU: tre lettere diventate famose tra gli appassionati di jeans e street style dove l’indaco è un must

SBU, Strategic Business Unit, è il marchio di una serie di negozi nel mondo che vendono, ma soprattutto fabbricano, abbigliamento denim di alto livello. I proprietari, i fratelli Patrizio e Cristiano Perfetti, di strategia se ne intendono considerato che prima di approdare alla parte più creativa della moda, sono stati a lungo negozianti. “Abbiamo iniziato a vendere nei primi anni ‘90 poi c’è venuta la voglia di creare qualcosa di nostro, una nostra linea. Basta con la moda senza particolarità, era arrivato il momento di cambiare. Così, nel ‘95/’96 è nata SBU, una linea monomarca e dopo circa quattro anni ci siamo anche lanciati sulla vendita internazionale: Jones e The Library a Londra, Fred Segal a Los Angeles e Beans a Tokyo già espongono nelle loro vetrine i nostri jeans di lusso made in Italy. Il mercato internazionale ci ha accolto molto bene e ci siamo presto affermati come piccola entità. I nostri jeans sono fabbricati con tessuto denim giapponese, il migliore sul mercato. Poi vengono rifiniti e lavati in Veneto, l’area di maggior prestigio per la lavorazione del jeans. Noi il jeans lo inventiamo, e lo creiamo: seguiamo il processo dalla scelta del materiale, al colore e al disegno. E, nonostante l’estrema attenzione alla qualità del prodotto e alla cura dei materiali più sofisticati riusciamo a proporre ai nostri clienti prezzi competitivi”. L’esperienza iniziale di semplice vendita si è rivelata fondamentale in quanto ha permesso ai due fratelli di capire le esigenze dei clienti e i meccanismi che muovono il mercato. Il prodotto proposto da Patrizio e Cristiano riscuote successo anche da parte di molti personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della finanza. Il biglietto da visita dei jeans SBU è il loro colore, indaco puro. “In questo momento il mercato americano sembra essere quello più redditizio, mentre quello inglese è il più recettivo, anche se con parsimonia. Dal 1991, il nostro bilancio è estremamente positivo, sia per le vendite all’estero sia per quelle in Italia. Il nostro punto di forza è che in Italia abbiamo l’esclusiva sul mercato, non abbiamo competitors. Purtroppo il punto debole di Roma rimane il fatto che intorno a noi ci sono solo ristoranti e bar. Non c’è paragone rispetto ad altre città europee e del mondo, basti pensare a Londra e alla sua Portobello Road. Roma fra tutte è la città più bella ma ha veramente poco di internazionale e offre uno spazio molto ridotto alla cultura. Così si rischia l’appiattimento, che è dannoso per tutti. Per non parlare degli affitti esorbitanti: per un giovane emergente lanciarsi sul mercato e andare incontro a tutte le spese che è obbligato ad affrontare, diventa un’impresa eroica. Fortunatamente noi abbiamo iniziato negli anni ’90 quando il contesto era diverso, non c’era la crisi e i soldi ancora giravano”.
www.sbu.it

LUCA MAMONE SANTA SANGRE TATOO

Il nuovo fermento intorno ai tatuaggi, una passione che si diffonde sempre più e che è diventata mestiere

“Quando andavo al mare nei primi anni 90 passavo ore a disegnare sulle braccia degli amici finti tatuaggi che dopo un bagno erano già ricordo. Sistematicamente, al ritorno dalle vacanze, rimpiangevo di aver scelto il liceo classico”. Luca Mamone, fondatore del Santa Sangre Tattoo, studio di tatuaggi fondato nel 2001 nello storico quartiere di San Lorenzo, racconta così il suo inizio da autodidatta. La sua grande passione per quest’arte si concretizza durante un viaggio a Losanna, quando Luca rimane folgorato dal lavoro del tatuatore di fama mondiale Filip Leu, sul braccio di un suo amico. “Era il 1997 e dopo aver lasciato antropologia alla Sapienza, mi sono iscritto all’Accademia di Roma, per cercare delle basi nel disegno. Dopo aver rovinato innumerevoli corpi fra cui il mio, per sperimentare le mie nuove attrezzature, sono stato invitato a lavorare nello studio di Sergio Diomede, dove sono rimasto per circa due anni: la passione era diventata un lavoro senza che nemmeno me ne accorgessi. Così mentre i consigli della mamma di trovare un lavoro ‘normale’ si tramutavano in pacche sulle spalle, a San Lorenzo nasceva il Santa Sangre Tattoo, lo studio dove tutt’ora lavoro”. Sin dai tempi del liceo, oltre alla passione per i tatuaggi, Luca Mamone coltiva quella per la musica, dal punk/hardcore fino alle sonorità più new wave/post punk; attualmente suona ed è in studio di registrazione con i Confield”. Quando riesco a ricavare del tempo libero da musica e disegno, costruisco macchine per tatuare, utilizzate da artisti in ogni parte del mondo. Ritengo estremamente gratificante riuscire a capire, e a creare da solo, gli strumenti con i quali lavoriamo. Il tatuaggio si è evoluto in maniera incredibile negli ultimi dieci anni. Moltissime persone ne sono affascinate e decidono di intraprendere questa carriera. Senza dubbio la facilità di reperire materiali e attrezzature (quindici anni fa era una caccia al tesoro) da una parte ha tolto fascino ma dall’altra ha dato possibilità a molti talenti di esprimersi al meglio. Accanto ai tatuatori romani ora c’è gran fermento e voglia di relazionarsi, anche da parte di tante persone che prima, frequentando accademie e scuole d’arte varie, non avrebbero mai pensato al tatuaggio come forma d’espressione”. La nuova ondata di fermento nel mondo dei tatuaggi ha reso Roma uno dei nodi focali del panorama nazionale ma per Luca, c’è ancora molta strada da fare. “Spero che in futuro si sappia apprezzare e valorizzare di più l’arte, che si esca dagli schemi, che si inventi. C’è molto provincialismo nell’approccio dell’italiano medio all’arte. A volte, gli stessi artisti, intesi come coloro che producono arte per guadagnarsi da vivere e non solo per diletto e hobby, tendono a emulare cose che persone più originali di loro hanno già fatto. Credo però che molto stia cambiando, in meglio ovviamente, ma la strada è ancora lunga”.
www.myspace.com/lucamamone

MASASHI ONO e IRENE TORTORA – RES NULLIUS

Una linea che nasce dall’incontro tra mondi diversi in un gioco di rimandi tra design contemporaneo e patrimonio culturale

Res Nullius nasce a Roma nell’aprile del 2009 dalla fusione di due teste che sono sempre state vicine. Irene Tortora, 25 anni, italo-svizzera, si è formata all’Accademia di Costume e di Moda e al suo spiccato gusto contemporaneo, unisce l’esperienza maturata nel campo del costume e Masashi Ono, 27 anni, giapponese, anche lui formatosi all’Accademia di Costume e di Moda di Roma. Masashi lavora unendo l’uso dei moderni sistemi operativi informatici alla profonda passione per le tradizioni, attingendo dalla propria cultura orientale e dall’esperienza come grafico svolta nella sua città d’origine. “Siamo due compagni di studi che hanno deciso di unire e concretizzare le idee in un progetto comune. Nei nostri lavori tre culture: italiana, giapponese e svizzera, si fondono in un modello di abito nuovo che ha a che fare tanto con il kimono e con la migliore sartoria europea. Scomponiamo l’abito in un insieme di forme geometriche elementari che si compongono ogni volta in modo diverso, come un tangram che genera disegni a seconda della disposizione dei pezzi. Mai lo stesso abito, mai la stessa immagine femminile. Anche il concetto di taglia è annullato perchè, grazie al progetto delle chiusure, non ci sono limiti fisici alla vestibilità. Raggiungiamo l’annullamento totale della normale concezione dell’abito con l’utilizzo di stoffe e bottoni d’epoca: la ricerca di tessuti nei preziosi fondi italiani e stranieri, sottolinea la nostra volontà di trasgredire alle regole di mercato, rispondendo alle contemporanee esigenze di riuso e recupero”. Per i due stilisti l’abito è frutto di un progetto come nella migliore tradizione del design; il loro quindi è un concetto di moda che annulla la moda. Il nulla inteso come niente uguale a prima. “Il grosso impegno economico che abbiamo affrontato, in un momento che da molti era considerato sbagliato, si sta rivelando un investimento indovinato, considerato il reale interesse che importanti boutique stanno manifestando per il nostro prodotto. Anche la rete e i network, sempre sensibili a tutto ciò che porta elementi di novità, hanno risposto con interesse, più di quanto osassimo sperare. La strategia che abbiamo deciso di adottare è stata quella dei piccoli passi: abbiamo scelto personalmente solo boutique di un certo tipo garantendo, da parte nostra, un prodotto sartoriale perfetto e tessuti di eccellente qualità. Per la nostra attività avremmo potuto scegliere una sede in cui la sperimentazione e la ricerca avessero già un interesse consolidato. Molti ci dicevano che avremmo avuto più successo in città dove uno stile come il nostro avrebbe potuto trovare un humus più adatto. Anche in questo, abbiamo operato una scelta controcorrente, ricavandoci un nostro spazio e trovandoci inaspettatamente supportati da AltaRoma che ci ha inseriti nel calendario delle proprie sfilate. Tutto ciò ha confermato che Roma è una città che, dietro un’apparente immobilità, è ricca di fermenti, di voglia di cambiare, di sperimentazioni di cui forse si parla ancora poco, ma che la porteranno ad allinearsi culturalmente ad altre città italiane ed europee. Essere una piccola parte di questo progetto non può che riempirci di orgoglio”.

www.studio-resnullius.blogspot.com

ROMA PROVINCIA CREATIVA