La vocazione dell’Angelo Mai è da sempre quella di essere un luogo di incontro e di confronto. Naturale, dunque, che nascano reti, formali o informali, che cooperano e condividono passioni. La storia dell’Angelo Mai inizia in un ex convitto nel centro di Roma occupato alla fine del 2004; per due anni, un folto gruppo di artisti e alcune famiglie lottano per il diritto alla casa e per il diritto agli spazi indipendenti per le arti e la cultura dando vita a un laboratorio culturale. I fondatori sono teatranti, musicisti, artisti visivi, tecnici del suono e delle luci, lavoratori e ricercatori. Ad accomunarli è l’urgenza e la voglia di creare insieme, di immaginare a Roma nuove fessure vitali per non soccombere alla precarietà e alla crisi culturale del Paese. L’Angelo Mai è un luogo di sperimentazione sotto molti punti di vista. Lo è per i contenuti artistici che vengono offerti al pubblico e per le modalità di fruizione. La forma è considerata contenuto, ciò che ribadisce il forte legame tra la sottoscrizione chiesta all’ingresso e la possibilità di fruire di una programmazione vasta di cui tutti diventano in parte coproduttori. Tutto ciò permette all’Angelo Mai di sostenere la produzione di nuove creazioni di artisti che diversamente non porterebbero a termine la loro opera. Il sistema sperimenta meccanismi virtuosi che rendono l’obolo all’ingresso, la programmazione serale e la produzione artistica diurna una filiera che supplisce all’assenza di finanziamenti pubblici. Le creatività che si esprimono all’interno dell’Angelo Mai sostengono consapevolmente una filiera di produzione indipendente in cui si mescolano idee, ricerca e nuove forme produttive. L’Angelo Mai è uno spazio sperimentale per l’arte contemporanea, un crocevia di teatro, cinema e musica ma anche un posto per la ricerca e la performance che permette di avvicinare all’arte un pubblico vasto e diversificato. Vuole essere un luogo con un alto livello di accessibilità per respirare e partecipare. A Roma e in Italia si sostengono sempre di meno i processi di produzione artistica e l’Angelo Mai offre una risposta concreta a questa mancanza. L’obiettivo però è di fare molto di più: condividere maggiormente i saperi, rafforzare i meccanismi di cooperazione e costruire una vera impresa sociale. “Perché Roma diventi una metropoli di ampio respiro culturale – dicono all’Angelo Mai – si auspica che gli spazi indipendenti come questo vengano considerati centrali nella produzione di nuove idee e contenuti. Roma resta un territorio ricco di creatività, un crocevia dove si giocherà una partita importante. La pratica culturale, attraverso l’accesso continuo all’arte, può realmente coinvolgere tutti, e può innescare un processo di partecipazione alla quotidianità e alla riconquista dei diritti”.
www.angelomai.org
COLLETTIVO ANGELO MAI
Luogo di incontro e sperimentazione a sostegno della produzione indipendente, tra teatro, cinema e musica