E’ iniziata alla grande con un tutto esaurito (nonostante la concomitanza con il Festival di Sanremo) la XVII° edizione di Equilibrio, la rassegna romana che porta in scena all’Auditorium Parco della Musica di Roma il meglio della scena coreografica contemporanea. E lo spettacolo d’apertura – Seven Sins – della Gauthier Dance Company merita di entrare nella storia della danza. L’originale direttore artistico, Eric Gauthier, ha coinvolto il gotha della coreografia internazionale per un progetto di grande appeal artistico, ovvero interpretare ognuno dei sette peccati capitali in una personale ricerca gestuale ed emotiva. L’’Avidità’ di Sidi Larbi Cherkaoui ha subito conquistato il pubblico con la sua visionaria astrazione dell’immagine del denaro e l’ipnotico assolo di Shori Yamamoto. A seguire l’’Accidia’ della canadese Aszure Barton concepita come un surreale pas de deux accompagnato dal pianoforte jazz di Craig Taborn, poi è la volta della gestualità potente dell’‘Orgoglio’ dello spagnolo Marcos Morau il cui campo artistico si estende alle arti visive e al teatro: qui trasferisce nel suo pezzo la Spagna onirica di Buñuel. Esordito come un omaggio all’Oriente l’assolo di Luca Pannacci, interprete della ‘Golosita’’ di Marco Goecke che, sulle note del brani storico ‘Heroine’ dei Velvet Underground si trasforma in un viaggio esasperato dentro e fuori dal corpo. Con la ‘Lussuria’ Hofesh Shechter mette in scena dieci danzatori che si muovono alternando dinamiche nervose ad un’improvvisa liricità e guidati dalla sua improvvisi musica d’atmosfera affinano il piacere di una composizione di grande fisicità. Mentre come al solito spiazza il pubblico l’icona dell’underground berlinese Sasha Waltz con il suo il pas de deux in nero che esprime l’’Ira’ con una gestualità violenta esasperata dal gioco di buio/luce e dalle urla liberatorie dei due interpreti. Conclude l’Invidia di Sharon Eyal, della compagnia israeliana L-E-V, dove le tre ballerine (in origine 8 poi 5 infine ne sono state scelte 3 che erano più invidiose una dell’altra secondo la coreografa) mettono in scena un delicato ed ironico ballet, una sfida a colpi di port de bras classici e dinamiche di beffardo minimalismo.