Italia Garipoli è nata a Palizzi, un piccolo paese dell’entroterra calabrese. L’arte del ricamo appartiene alla lunghissima tradizione di quella terra del sud, ed è proprio lì che Italia si è formata. Si è specializzata in varie tecniche, tra cui la ‘trina ad ago’, che richiedono un rigoroso conteggio dei fili della tela prima dell’esecuzione. Ancora giovanissima, Italia approda a Roma, dove matura l’idea di trasformare quella che è la sua passione in una vera e propria professione. Fonda un laboratorio di ricamo e restauro, dove la realizzazione dei prodotti viene eseguita rigorosamente a mano con le stesse antiche e raffinate tecniche tradizionali. Le sue collezioni sono innovative ma si contraddistinguono per l’attenta scelta di cotoni, lini e sete, tutte di produzione italiana. Si ispira alla raccolta dei tracciati originali del periodo compreso tra l’Ottocento e metà Novecento.“Il mio lavoro nasce dalla cultura della mia terra d’origine, la Calabria: in quella regione, come in tutto il meridione, è ancora forte l’interesse per il ricamo a mano come anche per la tessitura. Da giovanissima, ho avuto l’intuizione di trasformare quella che era solo una forma di tradizione, in una professione, fondando nella capitale la mia azienda”. I prodotti di Italia, così ‘antichi’ eppure così innovativi, la portano a collaborare con architetti e designer, che le chiedono di realizzare, spesso su loro disegno, accessori per l’arredamento residenziale, ma anche per ambienti ‘nautici’ e luoghi di ristoro. “È tutto merito dell’innovazione dei miei tracciati, che prendono ispirazione da un vasto archivio che abbraccia un periodo lungo più di un secolo e che rispondono a una domanda di mercato in continua evoluzione”. La tradizione del ricamo fa dunque il suo ingresso negli arredi odierni. Senza dimenticare, certo, la moda. “Lo spirito sartoriale permette di realizzare i capi su misura in risposta a qualsiasi esigenza. Anzi, l’artigianato artistico, nel modo in cui lo concepisco, deve saper trasmettere alle nuove generazioni questa forma di cultura, che non deve andare persa, ma deve, anzi, rappresentare un’opportunità formativa, di crescita e lavorativa”.