LE AVANGUARDIE DEL NOVECENTO: TRA REALISMO E ASTRAZIONE
a cura di Giovanni Papi
nell’ambito della lezione di Storia dell’Arte
della Prof.ssa Genny Di Bert
6 maggio ore 13
Aula Magna, via Taro 14
RUFA, Rome University of Fine Arts
La spinta futurista, la scomposizione cubista e l’enigma metafisico, sono alcuni dei temi delle avanguardie storiche che aprono il ‘900 e la loro influenza si protrarrà per tutto il secolo. Le arti visive sono quelle che interpretano meglio l’idea di modernità e in poco più di due decenni si confrontano, accavallano, osteggiano, quanti più ismi possibili, avendo già assorbito l’influenza di stampo fotografico e inglobando da subito anche l’invenzione del cinema.
La diversificazione e frantumazione della ricerca estetica nel: divisionismo, fauvismo, espressionismo, futurismo, cubismo, astrattismo, dadaismo, costruttivismo, surrealismo dei primi anni del secolo non ha eguali in nessun altra epoca. Dal ritratto fauve, di derivazione divisionista, allo stravolgimento della figura cubista, dal dinamismo e velocità futurista, fino all’astrazione e ad una nuova visione dell’arte.
I fuochi d’artificio, le utopie e la carica rivoluzionaria delle avanguardie, dopo la grande guerra, si stemperano dando l’avvio ad un ripiegamento dentro i movimenti stessi e i loro protagonisti si ammantano di neo-figurativismo e neo-classicismo.
Pittura, scultura, architettura, come la scenografia, l’arredo e le altre arti applicate, si influenzano reciprocamente come sempre nell’arte e così lo “stampo costruttivo” degli anni trenta riprende direttamente i dipinti delle piazze dechirichiane degli anni dieci in una idea di continuità con la nostra storia: una linea mediterranea che attraversa gli affreschi pompeiani, l’arte di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, “rievocata” da De Chirico e che si materializza nelle forme del Razionalismo. Il cubismo picassiano influenza contemporaneamente alcune costruzioni a Praga e subito dopo quelle di Le Corbusier.
Anche il linguaggio scultoreo di Boccioni e quello pittorico di Balla si ritroveranno curiosamente in altre architetture della fine del secolo. L’unità delle arti visive, il “bel composto” di berniniana memoria, sembra a tratti ricomporsi durante il Novecento, anche se in modo enigmatico e frammentario pur nella diversificazione dei linguaggi e nelle aporie temporali.