MARIO GUERRA

Il network è tutto per il poliedrico fotografo che si divide tra Roma e Parigi e spazia dall’architettura alla pubblicità

“Il network è tutto”. Così esordisce Mario Guerra quando gli chiediamo qual è la portata del movimento intorno alla sua attività: “riesce a fare più cose chi ha un buon network che chi ha un grande talento”. Mario Guerra, romano, fotografo pubblicitario che divide la sua vita e la sua attività professionale fra Roma e Parigi, dal 1996 è partner di Alberton Consulting per la realizzazione di progetti comunicativi, multimediali, editoriali, artistici. La sua poliedrica attività, per anni incentrata sulla fotografia industriale, il corporate e l’architettura è oggi orientata in modo permanente verso la pubblicità, il ritratto, il lifestyle e la ricerca personale. Da circa quindici anni insegna fotografia a Roma tra l’Istituto Europeo di Design, la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza e l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata. Dal 2005, tiene seminari presso l’Università di Marne la Vallée, vicino Parigi. Nonostante un’attività personale di grande spessore Guerra mette soprattutto l’accento sulla capacità di fare rete. “Considero il network talmente importante che da sempre ai miei allievi ribadisco quanto un indirizzo email, un telefono cellulare e la buona padronanza della lingua inglese siano strumenti prioritari per mettere basi solide alla propria organizzazione. In una parola, per esserci. Ci sono professionisti o artisti mediocri che, attraverso un buon network, hanno maggiori chances rispetto a un grande artista, magari capace di rivoluzioni espressive e stilistiche, ma che, però, non è in grado di gestire un buon network di relazioni” sorride. Per Mario Guerra, i network sono due: quello che nasce dal contatto fisico, sul territorio, e quello virtuale, a distanza. Il primo, il più forte secondo lui, è dato dalla famiglia, dagli abitanti del quartiere in cui si vive, dagli amici di scuola e del muretto, da coloro per cui abbiamo lavorato e lavoriamo, dalle persone con cui abbiamo affinità intellettuali e con cui è più facile realizzare progetti. Il secondo, quello più diffuso oggi grazie a internet, offre, invece, la possibilità di creare comunità e aggregazioni artistiche e creative con connessioni che non hanno limiti né geografici né temporali. “Sempre più spesso mi capita di lavorare con persone che fisicamente non incontrerò mai. Ho persino pubblicato un libro in questo modo”. Secondo Guerra, però, il network territoriale prevale e prevarrà sempre per l’evidente forza e ricchezza che ha sul piano umano: “un incontro reale con chi ci è geograficamente vicino accresce la possibilità di ‘fare sistema’ all’interno di un network più grande. Il futuro passa da qui”. “Roma si nutre soprattutto dei network che possono essere definiti spontanei. Quelli generati intorno a figure professionali, artistiche o gruppi di lavoro: una scuola professionale, un editore, una redazione, un movimento di idee, ecc… Sarebbe importante stimolare e spingere la strutturazione di network più organizzati e riconoscibili”.
www.marioguerra.com

FABIO LOVINO

Ritrae le maggiori band italiane e internazionali scegliendo come sfondo il panorama romano

Fabio Lovino, romano, quarantenne. La sua passione per la fotografia lo ha portato a seguire jazzisti e rockstar in giro per il mondo, prima come tour photographer e poi realizzando le copertine di molti dischi nazionali ed internazionali tra cui Mark Knopfler e Morrissey in Inghilterra, Elisa, Fiorella Mannoia e Max Gazzè in Italia. Allo stesso tempo realizza ritratti per il cinema fotografando attori e registi di fama internazionale come Robert De Niro, Al Pacino, Sophia e Francis Ford Coppola, Roberto Bertolucci, David Linch, Nanni Moretti, etc… È inoltre regista e produttore video di artisti italiani ed esteri per vari canali. È stato in numerosi festival, e vanta varie partecipazioni televisive ultima delle quali a “Photo call”, format di FOX in dieci puntate e con dieci attrici italiane diverse.
Nel 2006 ha realizzato una pubblicazione per l’Auditorium di Roma e, nel 2007, una mostra dal titolo “A riveder le stelle”, pubblicata poi da Mondadori, i cui protagonisti erano quarantacinque tra attori, attrici e registi italiani. Rappresentato dall’agenzia Contrasto, Fabio pubblica i suoi ritratti nei più importanti magazines italiani ed esteri muovendosi all’interno di un network vasto che si è costruito negli anni di attività: “la portata della mia rete di contatti è sicuramente aumentata negli ultimi anni anche grazie a una maggior fruizione del sito da parte del pubblico e delle persone che, per motivi diversi, mi seguono. Il novanta per cento della comunicazione e dell’acquisto di foto, ad esempio, avviene on line, con un clic”. Per ogni shooting fotografico, Fabio, ha bisogno di un team di professionisti che va da un minimo di dieci persone (assistenti, parrucchieri, stylist, truccatori) fino a un massimo di quaranta per i lavori editoriali o di moda più importanti. Ha realizzato sul territorio molti dei suoi progetti utilizzando il panorama romano come location prediletta per i suoi scatti: “mi piace molto la città e ‘uso’ volentieri le sue proposizioni sociali e architettoniche come ambientazione per i miei progetti”. Ci parla di Roma come di una città che deve ancora crescere per arrivare ai livelli delle grandi città europee. “Mi piace immaginare la Roma del futuro, prima di tutto immersa in un’aria più respirabile, magari circondata da piste ciclabili come succede nelle grandi capitali europee. Soprattutto, però, vorrei che ci fosse una burocrazia più snella che agevoli la comunicazione tra le istituzioni e le esigenze dei cittadini, che renda più veloce la realizzazione di tanti progetti che si presentano. Per quello che riguarda la mia attività e l’impatto che questa ha sul territorio, credo che la fotografia o il video siano strumenti per trasmettere lo spirito creativo e la curiosità di conoscere la propria città, in ogni sua forma espressiva. Dall’archeologia all’architettura, dagli aspetti storici a quelli sociali, sperimentando una nuova forma di espressione creativa”.
www.fabiolovino.it

STEFANO RUFFA e ANNA CARONE – MANDEEP

Una “lanterna della mente” per praticare la fotografia narrativa e documentaria. Alla ricerca di un punto di sintesi

Mandeep [hindi: lanterna della mente] Photography and beyond è un nuovo spazio indipendente dedicato alla fotografia che nasce nel 2008 in via dello Scalo San Lorenzo a Roma: “un’avventura emersa dal desiderio di offrire una piattaforma, anche fisica, per la discussione di tematiche riguardanti la fotografia, soprattutto quel macro-genere che è la fotografia narrativa e documentaria”. Mandeep è una piccola ma attiva realtà fondata da Stefano Ruffa e Anna Carone per divulgare la fotografia non solo come espressione artistica, ma anche come mezzo, strumento di comunicazione capace di trasmettere e veicolare messaggi sulla realtà che ci circonda. “Nel nostro Paese manca, purtroppo, una vera cultura visiva, intesa come capacità d’interpretare coscientemente il flusso ininterrotto d’immagini a cui siamo quotidianamente sottoposti – racconta Stefano – la nostra sfida risiede nell’offrire, attraverso le nostre molteplici attività (dalla libreria specializzata alle mostre, dagli incontri ai workshop e, non ultima, la produzione di contenuti multimediali) un’occasione di crescita culturale, un tentativo di creare un pubblico più attento e partecipe, più consapevole nel consumo delle immagini e pronto ad afferrare ciò che la fotografia può raccontare”. Il lavoro costante portato avanti da Stefano e Anna ha permesso che Mandeep diventasse, in pochi anni, un punto di riferimento per appassionati e professionisti della fotografia e del reportage d’autore, un punto di incontro per istanze creative che hanno voglia di confrontarsi offrendo così una valida occasione di crescita a tutto il tessuto culturale romano. “Fortunatamente l’attenzione verso questa forma artistica e comunicativa sta conoscendo uno sviluppo non indifferente e di conseguenza le strutture dedicate aumentano”. Quello che Anna e Stefano chiedono alla città è un maggior sostegno a tutte quelle piccole realtà ad alto contenuto creativo e innovativo che lottano per la sopravvivenza in un territorio in cui gran parte delle energie sono rivolte alla valorizzazione di un inestimabile patrimonio storico. “Roma è una città complessa, articolata, a cavallo tra la storia e il futuro, alla ricerca di un punto di sintesi oggettivamente difficile da trovare”. È così che Mandeep descrive la realtà romana in cui vive e si muove: una realtà con una crescente domanda di innovazione: “la Roma del futuro non può prescindere dall’ascoltare queste energie e dall’aprirsi all’estero”. È questo ciò che Anna e Stefano stanno cercando di costruire con il loro lavoro: una rete di ponti che permettano di portare a Roma il meglio dell’offerta mondiale permettendo, allo stesso tempo, a quello che è stato fatto di buono sino ad oggi sul territorio, di uscire allo scoperto”.
www.mandeep.it

EOLO PERFIDO

Per fare fotografia a Roma i giovani devono studiare, usare i media digitali, creare network e farsi influenzare

Eolo Perfido, fotografo ritrattista indiscusso della scena romana e internazionale, lavora nella capitale da quasi un decennio. Il suo studio, a Ostia Lido, è un piccolo loft con daylight e un open space. Ha realizzato campagne pubblicitarie e servizi fotografici per l’editoria e il reportage: “i servizi hanno sempre visto coinvolti, oltre ai soci dello studio, anche molti collaboratori, quasi tutti professionisti locali. Molto spesso la città con tutti i suoi luoghi storici (senza dimenticare ovviamente il litorale) ha offerto location e sfondi per i nostri progetti fotografici”. Collaborando con numerose aziende e agenzie locali, Eolo Perfido è inserito all’interno di un network di contatti che gli permette di avere una rete di clienti ben distribuita su tutto il territorio: “è difficile quantificare la portata del network che si è creato intorno alla mia attività fotografica ma parliamo di qualcosa di molto esteso, essendo il mio un lavoro social-oriented”. Rappresentato dall’agenzia Sudest57, Perfido, quando si trova a Roma, lavora nel suo studio insieme a un numero di collaboratori che varia a seconda dei progetti: da un minimo di due persone fino a un massimo di dieci per i progetti più grandi. La sua attività incide sul territorio in modo concreto dando lavoro a molti liberi professionisti: grafici, truccatori, parrucchieri, archivisti fotografici, ritoccatori digitali. “Mi piacerebbe in futuro riuscire a fornire servizi di formazione professionale ad aspiranti fotografi e ritoccatori digitali”. Crede che a Roma ci sia abbastanza fermento per offrire buone opportunità a un giovane che ha voglia di lavorare. “Roma è diventata sempre più dinamica e che riesce a offrire una serie di opportunità culturali che hanno avuto un riscontro positivo anche con il mondo del lavoro”. Per intraprendere la professione di fotografo in una città come Roma bisogna “sicuramente studiare, imparare a usare i media digitali, creare un network e tenerlo vivo, farsi influenzare. Comprendere il territorio ma guardare oltre. Roma è una città con un potenziale inimmaginabile ma che deve compiere ancora degli sforzi per andare incontro alle esigenze di un mercato culturale sempre più competitivo a livello mondiale e alle esigenze dei suoi cittadini sempre più contaminati dalle influenze internazionali. Quindi, quello che mi auguro è che la mia città, in futuro, sia sempre più orientata a un turismo culturale, in un’ottica che metta comunque al primo posto la vivibilità e la qualità della vita”.
www.eoloperfido.com

MASSIMO SIRAGUSA

Catanese, ma romano d’adozione. Quattro World Press Photo vinti, nove libri e numerose pubblicazioni

Massimo Siragusa, fotoreporter dell’agenzia Contrasto dal 1989, quattro World Press Photo vinti, nove libri e numerose pubblicazioni nelle più importanti riviste internazionali è, oggi, uno dei punti di riferimento della fotografia italiana. La rete che si è creata intorno allo Studio Siragusa è formata da realtà già presenti e radicate nel territorio: un corniciaio e un laboratorio di postproduzione e stampa per le lavorazioni delle fotografie esposte nelle gallerie. “Il mio studio è al centro di Roma, nel quartiere Prati. Qui svolgo la maggior parte del mio lavoro, quando non sono in giro per l’Italia. In genere lavoriamo in quattro: oltre a me e la mia compagna Annette Schreyer, anche lei fotografa, con noi lavorano due persone che si occupano della postproduzione digitale, del montaggio video e di tutto ciò che riguarda i rapporti con l’esterno”. Ci racconta di una produzione in continuo fermento in cui è indispensabile il confronto con la realtà circostante. In questa si muovono molti giovani artisti per i quali lui mette a disposizione la sua esperienza: “Questo lavoro è già di per sé creativo, ma non bisogna mai fermarsi, piuttosto cercare costantemente di capire in che direzione sta andando la fotografia e il mondo dell’immagine in generale.
È questo il motivo per cui intraprendo continuamente nuove strade che si allontanano dal percorso classico e non si attengono prettamente alla fotografia tradizionale. Così, esploro nuove forme di comunicazione attraverso video, prodotti multimediali e mini video web dedicati ai singoli lavori”. Ci parla del futuro di Roma come un futuro ancora tutto da costruire: “una città che potenzialmente potrebbe essere un punto di riferimento per la fotografia in quanto capitale di un Paese che ha una grande produzione artistica e importanti realtà legate al mondo dell’immagine. “Quello di cui Roma avrebbe bisogno è una maggiore collaborazione fra le varie realtà, che invece spesso sono frammentate e in conflitto fra loro. Inoltre, sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento delle istituzioni, dei musei e del mondo della cultura in generale. Qualcosa si sta muovendo, i festival di fotografia stanno aumentando e sono organizzati con molto impegno, ma è sempre poco rispetto a quello che si potrebbe fare. Per quanto riguarda l’impatto della ‘mia’ arte nella città, credo che il discorso andrebbe inserito all’interno della questione più ampia dell’attenzione verso certi temi culturali. Lo sviluppo e la diffusione della prima arte visiva si può realizzare solo concependo un lavoro d’insieme, tessendo una rete di elementi, più che considerando i singoli autori”.
www.massimosiragusa.it

ROMA PROVINCIA CREATIVA