Fotografie di Tommaso Bonaventura, Stefano Cerio, Lorenzo Cicconi Massi, Daniele Dainelli, Massimo Siragusa, Angelo R. Turetta
Inaugura martedì 29 marzo alle 18:30 presso la sede di Officine fotografiche a Roma la mostra Più falso del vero. Fotografie di Tommaso Bonaventura, Stefano Cerio, Lorenzo Cicconi Massi, Daniele Dainelli, Massimo Siragusa, Angelo R. Turetta. La mostra, a cura di Alessandra Mauro, è organizzata da Soluzioni Arte in collaborazione con Contrasto e Officine Fotografiche. Resterà aperta fino al 23 aprile. Le diciotto immagini esposte propongono una serie di progetti visivi che giocano con la sottile linea di confine tra la verità e l’illusione.
Siamo portati a credere che la fotografia sia rappresentazione fedele della realtà, quando invece il confine fra inganno e finzione, vero e autentico, è molto più labile e si nasconde dietro le lenti dell’obiettivo e nelle scelte delle inquadrature. È invece necessario superare l’idea che la fotografia riproduca l’oggetto della sua indagine così com’è poiché, come dice Michele Smargiassi, questo linguaggio “non è in grado di mentire negando il vero” ma più spesso lo fa affermando il falso, creando delle visioni che se per certi aspetti restano fedeli al reale, per altri sono terribilmente infedeli. In mostra ci sono i bagnanti di Cicconi Massi, che fluttuano per le spiagge dell’Adriatico in una luce tanto abbagliante da renderli forme visibili, quasi senza dimensione fisica; le ville e i giardini di Massimo Siragusa, sempre in bilico tra rappresentazioni oniriche e visioni della realtà. Del resto, i sosia di Mao ritratti da Tommaso Bonaventura sono certamente veri, come veri sono gli edifici che Stefano Cerio ha ripreso nelle periferie delle nostre città ma che risultano talmente falsi da finire per esserlo veramente. E se siamo disposti a riconoscere come finzione la messa in scena dei set cinematografici di Angelo Turetta, possiamo dichiarare veramente false anche le immagini di Daniele Dainelli, che riprendono scene bucoliche incollate in grandi poster metropolitani, lungo i muri di una città caotica come Pechino. Ognuno a suo modo, i sei diversi autori hanno cercato di raccontare l’ambiguità ma anche la meraviglia che l’illusione della realtà può creare davanti all’obiettivo fotografico per la gioia dei nostri sensi, pronti a lasciarsi consapevolmente ingannare dalla fotografia.
“Vi chiedo di non credere più ciecamente alle fotografie, vi chiedo però di credere ancora nelle fotografie” (Michele Smargiassi)