PROSEGUE CON SUCCESSO EQUILIBRIO, LA RASSEGNA ROMANA DI DANZA CONTEMPORANEA

Doppio appuntamento – all’Auditorium e al Teatro Palladium – per uno degli innovatori della danza contemporanea italiana, Virgilio Sieni, di cui è anche recentemente stato pubblicato un libro, ‘Danza cieca’ nato dall’esperienza della messa in scena di un duetto con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello.

Nell’ambito di Equilibrio il coreografo che spesso si è misurato con i classici, ha portato la sua visione del testo poetico più sublime dell’Antico Testamento, il Cantico dei Cantici, e la serata seguente Satiri, un’esplorazione di grande fisicità dell’universo iconografico del teatro greco.

Nel primo spettacolo, il “Cantico dei cantici”, i corpi nudi di un uomo e di una donna – i danzatori Claudia Caldarano e Maurizio Giunti – si ritagliano nel buio nascosti da una lunga tavola per rivelarsi poi in un movimento che sa di nascita e di fuga, di tormento e di dolcezza, la plasticità statuaria delle forme definita da una lama di luce e l’armonia dei gesti scandita dalle corde cupe del contrabbasso suonato da Daniele Roccato. Per citare Virgilio Sieni, “un componimento che procede per rimbalzi, risonanze, riprese, incrinature,… dove il verso principale si sbriciola in miriadi di fluidi accenni e sguardi, tocchi e odori.”

In “Satiri” è dichiarata l’ispirazione al libro di Nietzsche ‘La nascita della tragedia’, punto di partenza per esplorare la gestualità intrinseca ai riti di Apollo e Dioniso: qui il coreografo mette in scena un immaginario vivace ed emotivo che vede protagonisti i due danzatori Jari Boldrini e Maurizio Giunti accompagnati dalla musica di Johann Sebastian Bach eseguita dal vivo dalla violoncellista Naomi Berrill. La figura del Satiro si cela sotto una maschera maestosa e quando poi nella seconda parte dello spettacolo se ne libera il corpo a corpo ambiguo si trasforma in passo a due di gioia pura in cui il movimento si apre ad una variazione di grande respiro.

Opposta cifra stilistica con il Balletto di Toscana di Michele Di Stefano che ha portato in scena una versione psichedelica di “Bayadére, il regno delle ompbre” storico balletto di Marius Petipa, coreografo imperiale di San Pietroburgo tra il 1862 e il 1905 e uno dei cavalli di battaglia di Nureyev. In questa versione la trama melodrammatica si tramuta in composizione astratta e congelata in una gestualità senza fronzoli. Guidato dalle sonorità elettroniche di Lorenzo Bianchi Hoesch il gruppo di dodici giovanissimi danzatori si lancia in un percorso tra realtà e aldilà, in cui le ombre si dibattono nella loro tragica condizione interpretata con un movimento astratto e di grande semplicità formale nella sua forza dinamica.

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