Martina Carletti è nata in una piccola realtà nel cuore dell’Umbria, 22 anni fa, e sin da piccola ha sempre avuto l’ambizione di cambiare il mondo, non attraverso leggi, economia, finanza e tutto ciò che ci governa, ma attraverso la creatività, dando al prossimo qualcosa che lo renda felice, qualcosa che esso può toccare e condividere con chi vuole, quindi non con regole utopistiche che vanno solo a favore di chi le elegge e a svantaggio di chi le subisce, ma con qualcosa di concreto, tangibile quali possono essere oggetti, forme e idee per rendere un po’ più bello e colorato questo paese sempre più grigio.
La sua formazione ha sempre seguito un percorso artistico, si è diplomata in grafica pubblicitaria alla scuola artistica di Deruta, un piccolo borgo umbro noto come città della ceramica, dopodiché si è trasferita a Roma dove la sua vita è cambiata. “Agli inizi è stato un po’ difficile l’inserimento, dal piccolo centro di 1000 abitanti alla metropoli è un bel salto di qualità, ma le avversità sono sparite ancor prima di esistere” dice Martina che a Roma ha proseguito gli studi presso l’istituto europeo di design (IED) nel corso di product design, dove a giugno 2011 si è laureata con una tesi riguardante il tema del co-housing, “e proprio qui” prosegue Martina “in questa università che mi sono sentita realizzata, ho cominciato a mettere in cantiere finalmente la mia vera ambizione, realizzare qualcosa per qualcuno, mi sono immedesimata nel consumatore e ho cercato di creare tutto quello che poteva desiderare, ed è stato bellissimo”.
Infine per lei è arrivato il Premio Vocazione Roma, un altro desiderio nel cassetto, fare qualcosa per la città di Roma, come dice lei “mi sono sempre sentita parte di questa realtà, ho amato questa città dal primo giorno che l’ho vissuta, e mi sentivo in dovere di fare qualcosa per migliorare la vita dei cittadini e della città, e Vocazione Roma è stata l’occasione perfetta per realizzare il mio desiderio, far felici i Romani e ridare la bellezza assoluta alla città Eterna”. Martina è stata, insieme a Gabriele Basso, vincitrice del premio Vocazione Roma per la sezione “Creatività” con un progetto che mira al cambiamento delle pensiline dell’autobus che racchiuderanno in un singolo palo la fermata stessa e l’illuminazione della vita.
Approfondiamo con lei il progetto.
Come nasce l’idea del progetto lampione/fermata?
Camminando per le strade di Roma abbiamo notato che la città è invasa da un’infinità di pali, ognuno adibito a svolgere una determinata funzione. E’ da questo problema che siamo partiti e abbiamo cercato di trovare una soluzione pratica.
C’è qualcosa in particolare da cui trae ispirazione?
No c’è stata una cosa in particolare, l’ispirazione è nata dal problema, e abbiamo cercato di trovare ciò che per noi ci sembrava migliore.
Perché avete deciso di integrare più funzioni in un unico oggetto?
Questa miriade di segnalazioni sono visivamente fastidiose e anche pericolose per l’utente della strada, e quindi l’idea di inglobare più funzioni in un unico elemento ci sembrava la miglior soluzione. In più con questo prodotto si risolve anche un altro problema, quello della sicurezza dei cittadini che attendono alle fermate degli autobus, in quanto con questo sistema saranno costantemente illuminate svolgendo da deterrente per eventuali azioni criminali e aumentando nel contempo la percezione di sicurezza degli utenti.
Quali sono i vantaggi per cui questo progetto dovrebbe essere realizzato?
Più sicurezza per il cittadino, e già questo ne giustifica l’esistenza, per non parlare poi del ritorno economico, zero spese di energia grazie all’installazione del sistema fotovoltaico, meno inquinamento visivo e più spazio per altre attività.
Quali saranno i materiali utilizzati?
Acciaio per la struttura, ferro zincato per le pensiline degli autobus, PMMA (plexiglass) per la copertura della fonte luminosa e illuminazione a led.
Quali sono i tempi e i costi di realizzazione?
I tempi di produzione sono pari agli standard di realizzazione degli attuali pali in commercio, per quanto riguarda i costi stiamo facendo ricerche di mercato e possibili quantità di produzione e destinazione, in base a questi fattori si riuscirà a fare una stima delle spese.
Come lavori, in gruppo da sola in casa o in uno studio?
Ultimamente lavoro da sola, in passato ho lavorato molto in gruppo e devo dire che il lavoro di squadra mi piace molto e mi da molti stimoli, in quanto mi posso confrontare con persone che vengono da esperienze e formazioni diverse così da avere la possibilità di scambiarci opinioni e conoscenze e imparare sempre qualcosa di nuovo. Di solito lavoro a casa, in certe occasioni mi appoggio a studi di amici che lavorano nel campo dell’architettura e collaboro con loro.
Cosa si prova a vincere un concorso a soli 22 anni?
Tanta soddisfazione e un grande stimolo per andare avanti, questa vincita mi ha fatto credere molto in me stessa, e mi sta dando forti motivazioni a continuare in questo campo.
Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
In questo momento sto aprendo le porte a tutte le proposte che mi si presentano, non lascio nulla in sospeso, sto lavorando a due progetti, uno per i bambini, riguardante la loro sicurezza nelle mura domestiche, un altro invece per l’arredo pubblico, sistemi modulari adattabili in qualsiasi contesto d’uso.