s.t. foto libreria galleria presenta, dal 26 febbraio al 27 marzo 2013, la prima personale di Veronica Della Porta, artista che ha scelto il linguaggio classico della fotografia in bianco nero per esplorare i dettagli del paesaggio quotidiano. La mostra, a cura di Ludovico Pratesi, propone una selezione di opere dedicate a un soggetto da sempre capace di sedurre e di mettere alla prova l’occhio del fotografo: le scale.
Se la finestra e la porta possono essere ritenute le due forme primarie dell’abitare umano, le pietre fondanti chiamate a contrassegnare i confini dello spazio privato, la scala si configura piuttosto come il prototipo di quella fitta trama di contrasti e di grigi che scandisce il nostro transito nel mondo.
Veronica Della Porta non muove tuttavia alla ricerca di facili suggestioni simboliche. Per lei le scale si offrono soprattutto come una tastiera su cui esercitare la grammatica dello sguardo, un repertorio di forme già strutturate e che proprio per questo meritano di essere ri-messe a fuoco.
Il primo esito di questo lavoro di attraversamento e riquadratura fra molteplici ambienti-scala, non identificati e rigorosamente privi di presenza umana, è la produzione di un corpus di tracce foto-grafiche tanto incisive quanto minimali: una serie di immagini di matrice digitale, stampate su carta cotone in un formato molto piccolo.
Fin qui, potremmo dire, il percorso di Della Porta pare riconducibile a quello dei tanti maestri della fotografia del secolo scorso –da Stieglitz a Moholy-Nagy, da Kertesz a Florence Henry, che hanno coltivato la specifica vocazione del medium meccanico a trasmutare le nuove forme del paesaggio urbano e dell’arredo domestico.
La mostra documenta però l’esigenza dell’artista di dar vita, più che a un variegato repertorio di impressioni, a una messa in scena teatrale nella quale si esibiscono un ristretto nucleo di personaggi-opera, a loro volta contrassegnati da un’irriducibile singolarità.
Veronica Della Porta sceglie infatti di stampare le foto in un unico esemplare, legando indissolubilmente il destino dello scatto fotografico a un processo di ri-allestimento che rovescia le tradizionali proporzioni tra l’opera e la sua cornice: dispone le proprie immagini, che non superano i dieci centimetri per lato, in box di cartone telato grandi dieci volte tanto.
Il risultato non è solo quello di dilatare in maniera sorprendente lo spazio fuori-scena, l’area ai margini del dettaglio, amplificando così il senso dello scatto; è anche quello di creare un corpo espositivo inusitato, un’opera su carta che affida a quest’ultima, oltre alla tradizionale funzione di supporto della traccia iconica, un ruolo costitutivo nella progettazione volumetrica dell’opera stessa: un’opera d’arte, dunque, che chiede alle pareti che la accolgono di condividere la sfida dell’artista a ridefinire la scala di valori del visibile.
Alla mostra si accompagna un libro anch’esso incentrato sull’universo-scale, ma concepito da Veronica Della Porta come un progetto autonomamente: un libro d’artista che rimescola le carte per ricomporle in un ulteriore tracciato performativo. All’interno di questo volume di sole immagini, sono inseriti i testi scritti per l’occasione da Ludovico Pratesi e dall’artista Isabella Ducrot.
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