Tomaso De Luca

Tomaso De Luca è un giovane artista veronese nato nel 1988 che attualmente vive e lavora a Roma. Nel 2011 si diploma nel corso di Pittura e Arti Visive presso la NABA di Milano. Ma ancor prima della consacrazione accademica, Tomaso viene selezionato, già nel 2009, per il programma di residenza del Pastificio Cerere a Roma. Nel 2011, poi, vince il  Premio Lum. Negli ultimi anni le sue mostre personali sono state esposte in gallerie e musei d’arte di Roma: “The Monument”, da Monitor (2012); “Rise and Fall”, da 26CC (2011); The Sleepers al MACRO (2010). E partecipa anche a numerose mostre collettive, come “Sotto la strada la spiaggia”, presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Torino (2012); “Les Monuments Invisibles”, presso La Galérie a Parigi (2012) e “Studio Visit”, presso il GC.AC di Monfalcone (Gorizia).
“Amo i processi lenti, ciò che richiede tempo e studio.Credo profondamente nell’arte come sistema educativo, un modo di ‘cannibalizzare’ la vita, di ripensare ogni passo che facciamo, di commuoverci”. Tutte le opere di Tomaso possono, infatti, intendersi come un continuo gioco di linguaggi, dove stili e tecniche diverse si fondono fino a non rendere più distinguibile un prima e un dopo, e neanche un “cosa”. “Nei miei lavori cerco sempre di far migrare con tutte le mie forze le forme e i contenuti. Oscillo sempre tra l’ironia e la tristezza, tra il classicismo e l’interstizialità, tra il nuovo e il vecchio”. Per Tomaso l’arte deve avere uno scopo catalizzatore: deve suscitare emozioni immediate, e scatenare reazioni profonde. “Cerco di sviluppare una riflessione sull’arte come interruttore della visione, come grande macchina capace di risvegliare le istanze profonde e di mettere in dubbio le certezze”. Certo è che Tomaso crede fortemente nella funzione educativa dell’arte: l’artista non deve chiudersi in una torre d’avorio, ma immergersi nella vita di tutti i giorni. Anche e soprattutto quella delle persone che lo circondano. “Credo che l’artista debba avere una profonda familiarità con la vita e col modo di parlare alle vite degli altri. Credo nella figura sociale dell’artista, un catalizzatore di esigenze collettive”.

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