GABRIELE ROSA

Enfant prodige romano dell’industrial ed interior design che vuole suscitare meraviglia e curiosità

Gabriele Rosa, romano, aveva il suo futuro di designer scritto nel DNA. Le sue prime esperienze con aziende d’arredamento d’alta gamma, quali Poltrona Frau e Cappellini, si realizzano già durante il percorso di laurea in Disegno Industriale, immediatamente seguite dal confronto con grandi progetti di architettura maturati presso lo studio Fuksas. A soli ventisei anni esordisce al Salone del Mobile 2008, con lo specchio “Pablo” disegnato per Zanotta. La sua attività, che comprende anche la progettazione di interni e di allestimenti, comincia ad incentrarsi prevalentemente sul design di prodotto; ne è una prova la firma di progetti con nomi del calibro di Antonio Lupi e pallucco. Non ancora trentenne, è già un nome di spicco nel panorama internazionale dei giovani designer. Gabriele Rosa cerca di rendere la sua giovane età un vantaggio, caratterizzando le proprie ideazioni con freschezza e innovazione. Uno dei suoi scopi? Suscitare meraviglia e curiosità. “Il più ambizioso tra i miei obiettivi – confessa – è quello di riuscire a condensare in un oggetto, o in un’architettura, un insieme di valori e significati affinché esso sia bello non solo per ciò che è, ma anche per ciò che rappresenta”. Lo spirito evocativo e riformista del designer emerge dalle sue opere. Nei lavandini della collezione “Frame” (per Antonio Lupi ), Gabriele ha stravolto il tradizionale concetto di lavabo, con un disegno attraverso il quale l’acqua sembra magicamente scomparire. Il contenitore “Clino”, per pallucco, è quel monolite generato in base all’idea di un elemento che si posiziona libero nello spazio. Il divano “Trincea”, esposto durante la mostra “Designer After School” di WeekRomaDesign+ del 2008, è un posto sicuro dove stare, come la trincea in guerra, e si avvale dello stesso metodo di costruzione: “La guerra è uno stato mentale più che un avvenimento tangibile. A volte la paura e l’insicurezza sono calmate da oggetti confortevoli”. Viene da chiedersi come un designer possa concepire tutto questo. “Per fare design bisogna essere leggermente insoddisfatti e abbastanza presuntuosi da pensare che quello che ci circonda può essere sempre migliorato”.
www.gabrielerosa.com

ANTONELLO STELLA

L’architettura come costante ricerca del ‘limite’ da adattare allo spazio

In un quartiere di periferia ma molto attivo nel tessuto urbano cittadino, Antonello Stella e Susanna Ferrini elaborano nuove modalità di ‘spazio’ sulla base di un principio matematico, quello del ‘limite’. Sta proprio in questo il nucleo della progettualità e dei
lavori di n!studio: una ricerca costante che ha come obiettivo non tanto la soluzione della forma quanto la percezione delle cose. All’interno dello studio, fondato nel 1991 a Pietralata, Stella e Ferrini si occupano di opere pubbliche e spazi culturali, in particolare di carattere scientifico. I due architetti sono entrambi docenti, rispettivamente, presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara e quella di Pescara. Alla loro attività hanno unito la partecipazione a numerosi concorsi di carattere nazionale e internazionale. “Negli ultimi anni abbiamo orientato il nostro lavoro soprattutto all’estero, sebbene in passato abbiamo realizzato piccole opere a Roma e provincia: un museo naturalistico nel complesso della Rocca Savelli a Nazzano mentre, nella capitale, una biblioteca nel convento dei SS Quattro Coronati, un Deposito Laboratorio Archeologico nel Parco della Villa dei Quintili e uno spazio verde al Villaggio Olimpico”. Sono diverse le proposte progettuali che n!studio ha attivato: nel 2008, ad esempio, ha sviluppato una proposta di masterplan per il nuovo “Hai Phong 2050 Cultural District” in Vietnam, e, nello stesso anno, ha partecipato alla XI Biennale di Architettura di Venezia, dove i due architetti hanno presentato le loro ‘visions’ per il futuro sviluppo della città di Roma, intitolato “Ecovoids, un nuovo network per un’architettura virale a Roma”. L’obiettivo del nostro lavoro? “È sempre stato quello di veder ‘materializzate’ le nostre idee in architettura. Per riuscire a fare questo, nonostante un inizio incoraggiante, abbiamo dovuto cercare occasioni di un certo livello fuori dal nostro Paese, e questo ci ha creato non poche difficoltà di ‘sostentamento’. Il nostro lavoro nasce da un urto con la realtà che costringe l’atto creativo a non essere fine a se stesso ma a relazionarsi con il senso delle cose e del mondo”. Originalità a parte perché “oggi, non può essere un valore. Nell’epoca post-moderna, i grandi racconti ci sono preclusi. In attesa dell’arrivo di un grande paradigma, che probabilmente non apparterrà alla nostra generazione, ci limitiamo a seguire il buon senso cercando, piuttosto che l’originalità, nuove relazioni tra le cose”.
www.nstudio.it

MONICA COSCIONI – SPAZIO MANASSEI

La materia incontra lo spirito e dall’unione nascono gioielli carichi di bellezza e di emozioni

In una splendida e assolata �mattinata romana noi della redazione di A.I., sempre alla ricerca di nuovo artigiano da scoprire, ci siamo imbattuti in luogo straordinario: lo Spazio Manassei. Un posto magico� dove le vetrine si�illuminano gradualmente una alla volta�per svelare �il loro prezioso contenuto e fasci�luminosi riproducono la luce del cielo�nei vari momenti della�giornata e delle stagioni. Ad accoglierci la splendida Monica Coscioni occhi da etrusca e fisico da amazzone, avvolta nel cachemire di sua produzione ci mostra con orgoglio i gioielli che indossa, le sue meravigliose creazioni.�I suoi gioielli sono davvero�speciali:� forme metalliche pure, scultoree, morbide e sensuali �che sprigionano nella loro acceccante lucentezza la bellezza della materia�con cui sono realizzate. A volte� il metallo � trattato in maniera pura, a volte � �accostato a materiali caldi e �naturali come il legno, l�osso, il guscio d�uovo di struzzo, le piume e il cachemire.� Basta guardasi intorno per�scoprire tante linee e collezioni diverse, ognuna�con un suo concept ed� con un suo�messaggio: l�uovo,�il simbolo della�vita, la goccia, le forza e tante altre. Monica�ci racconta� che � solo un� artigiana, quando si trova nella sua fucina � presa dalla foga della creazione, plasma, rompe, fonde il metallo. Nel momento�creativo non ha paura di sporcasi e farsi male, ma vuole solo tirar fuori dalla materia�l�oggetto che � nascosto in s�, compiendo un�operazione quasi michelangiolesca. I suoi enormi bracciali, i suoi collari sono oggetti d�arte, sono tribali e futuristici allo stesso tempo, sembrano usciti dallo studio di Brancusi o scesi da un�astronave. Da allora� spesso andiamo a �trovare Monica, perch� sia lei che le sue meraviglie riempiono il cuore di gioia e di speranza.

COSIMA COCCHERI E STEFANO D’INZILLO – D’ART STUDIO

Glam rock metallaro per gli accessori artigianali made in Italy firmati D’Art Studio

Esperienze diverse animano l’attività di Cosima Coccheri e Stefano D’Inzillo, due giovani con un bagaglio già ricco di esperienze: modella laureata in giurisprudenza con un master in economia e marketing la prima e collaboratore di Gattinoni, Versace e Coveri il secondo. I due mettono insieme forze e passioni all’interno di D’Art Studio, società che collabora con H&M, Zara, Riverisland, Massimo Dutti e Morgan, alimentando il mercato artigianale di accessori della moda. L’obiettivo principale, oltre a fare consulenza per le aziende, è quello di creare un proprio marchio di accessori. Lavorando al fianco di importanti case di moda hanno infatti capito che l’investimento migliore consiste proprio nell’investire sull’accessorio. Un antidoto contro la globalizzazione che ha investito anche il campo della moda. Se l’accessorio è il mezzo per svincolarsi dall’appiattimento degli stili di questi ultimi anni e per creare un proprio stile diverso da tutti gli altri, l’elemento che contraddistingue la produzione dei D’Inzillo è l’uso dei metalli e delle fibbie, un rimando tecnico e concettuale all’arte orafa. Ogni pezzo è realizzato a mano in Italia, principalmente tra il Lazio e le Marche. “I nostri accessori si distinguono per la lavorazione di metalli (non preziosi), ispirata al mondo della gioielleria. Usiamo, infatti, saldature, incisioni, galvaniche, martellature, smalti e pietre tipiche dell’oreficeria. Ci piace abbinare questi metalli importanti con la pelle tagliata, lavata effetto vintage. Ciò conferisce ai nostri lavori un’aria contemporanea e metropolitana”. I prodotti in questo modo assumono l’aspetto e il significato di oggetti di design e, quindi, di haute couture, richiamando il mondo sfarzoso della vita delle celebrità. In quest’ottica si colloca il desiderio di poter un giorno, “considerato il nostro amore per la gioielleria, collaborare con Bulgari o con Fendi per la straordinaria artigianalità della pelletteria che questo nome richiama. Abbiamo poi un progetto nel cassetto già pronto ma mai proposto: il lancio sul mercato di una linea di accessori con forte contenuto stilistico ispirata alla vecchia ‘tolfa’, la borsa degli anni Sessanta-Settanta. Sarebbe un’occasione per la valorizzazione dello straordinario territorio del Lazio”. All’interno del D’Art Studio, si cerca, dunque, di vivere con ciò che si ama. Il sogno dei due creativi? “Vorremmo che il nostro brand fosse riconosciuto per la sua forte personalità e libertà artistica”.
www.dinzillo.it

FABIO E LUCA LITRICO – MAISON FRANCO LITRICO

Nella Maison Franco Litrico l’eleganza nasce dal connubio tra innovazione e tradizione

La Maison Franco Litrico, azienda a conduzione familiare, è oggi nelle mani dei due fratelli Fabio e Luca Litrico, nipoti del fondatore Angelo Litrico e figli di Franco di cui oggi l’azienda porta il nome. La casa di moda nasce nel 1951, dall’ingegno e dalla perseveranza di Angelo, il quale dalla Sicilia apre i suoi orizzonti verso tutta Italia e anche oltre. Angelo fu notato dall’attore Rossano Brazzi che volle sapere l’origine dello smoking che indossava e che lui stesso aveva creato. Da quel momento gli affari presero una piega inaspettata, Angelo rilevò la sartoria in cui lavorava e diede inizio alla sua carriera nel mondo dell’Alta Moda. Fabio e Luca diffondono gli ideali di eccellenza dell’artigianato sartoriale italiano, mescolando nelle loro creazioni tradizione e innovazione. La moda scorre nelle vene di Fabio e Luca Litrico, fin da bambini abituati a giocare nell’atélier circondati da tessuti pregiati. La Maison, nei suoi sessant’anni di attività, ha visto cambiare la moda intorno a sé e dentro di sé. Le cose importanti, però, non sono cambiate: la ricerca dell’eccellenza, la cultura del bello e dello stile italiano sono sempre al centro delle creazioni della famiglia Litrico. Così, il loro compito non è solo vestire personalità più o meno importanti, ma è anche ascoltare e interpretare i bisogni di ogni individuo che bussa alla loro porta: “cerchiamo di mantenere sempre il nostro stile ma questo mestiere ci impone di essere anche un po’ psicologi e un po’ ortopedici. Dobbiamo conoscere bene nell’intimo i nostri clienti per proporre loro creazioni uniche e rispettose della nostra tradizione”. Il lavoro dei due fratelli nasce dal naturale avvicinamento all’Alta Moda Italiana, cosa che li porta a conoscere le realtà contemporanee della moda maschile, per essere sempre al passo con i tempi. Le creazioni dei Litrico sono caratterizzate da una sobria eleganza, da linee classiche, vivacizzate, specie nelle collezioni da cerimonia, da dinamici effetti di luce che si riflettono nella superficie delle stoffe pregiate: “siamo cresciuti con i motti che nostro padre e nostro zio amavano ripetere, uno in particolare: tradizione, innovazione ed eleganza al passo con i tempi. E poi: la moda può essere elegante, l’eleganza è sempre di moda. Ognuno di noi è unico ed esclusivo, e quindi anche le nostre creazioni devono esserlo”.
www.francolitrico.it

ROMA PROVINCIA CREATIVA